Ciao lira ! (1861- 2002)

autore: 
F.P.

Il 31 gennaio 2002 inizierà, ufficialmente, l'agonia della nostra lira, per concludersi, il successivo 1 marzo, con la sua definitiva scomparsa.

Un evento annunciato, da tanti atteso, che dopo 140 anni di onorato servizio ci priverà della moneta che ha fatto la storia d'Italia. Fu nel 1861, infatti, che la Lira italiana divenne la valuta ufficiale del neonato Regno d'Italia, sostituendo, in pochi anni, Piastre borboniche, Fiorini austriaci, Fiorini toscani, Lire di Parma, Lire pontificie, Lire piemontesi che venivano "unificate", e con tale atto, fondamentale, si rafforzava l'irreversibile processo di unificazione nazionale.

La nuova moneta iniziò a circolare in tutte le province del nuovo Stato e, per la prima volta dalla fine dell'Impero Romano d'Occidente, avvenuta nel 376 d.C., gli Italiani si trovarono tra le mani le stesse banconote e le stesse monete. Le zecche di Torino, Milano, Firenze, Bologna, Roma e Napoli furono impegnate immediatamente per garantire un sufficiente quantitativo di "prodotto" e, in pochi anni, un fiume di oro e di argento inondò l'intera Italia. Dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, gli Italiani scoprirono il nuovo Stemma dello Stato, quello Sabaudo, sempre presente su una delle faccie delle monete metalliche e, contemporaneamente, in anni di totale assenza di mezzi d'informazione di massa, nobiltà, borghesia e proletariato poterono riconoscere le effigi, impresse sull'altro lato, dei Sovrani che rappresentavano i simboli viventi della ritrovata indipendenza nazionale.

Grazie alle monete il profilo volitivo di Vittorio Emanuele II, quello bonario di Umberto I e quello austero di Vittorio Emanuele III, poterono essere conosciuti anche da chi non era nemmeno in grado di leggere un giornale. Tra il 1860 ed il 1940, parlando solo di metalli "nobili", la zecca italiana coniò oltre 8.000 pezzi da 100 Lire, quasi 5.000 pezzi da 50 lire, 1.000.000 di monete da 10 lire e oltre 19.000.000 da 20 lire, tutte in oro. Oltre a questi, 35.000.000 monete da 20 centesimi, 104.000.000 monete da 50 centesimi, 130.000.000 monete da 1 lira, oltre 90.000.000 da 2 lire e più di 235.000.000 pezzi da 5 lire, tutte in argento, transitarono nelle tasche degli Italiani.

Tutti ci affezionammo alla nostra "liretta", che agli inizi anni del '900 divenne una delle valute più apprezzate d'Europa, tanto da essere preferita, nei primi anni del Regno di Vittorio Emanuele III, allo stesso oro. Con la repubblica ci abituammo a convivere con monetine di metalli assai meno nobili: in "acmonital", per le 50 e le 100 lire, in "Italma" tristissimo), per quelle da 1, 2, 5 e 10 lire ed in "bronzital", per le 20 lire. Tutte leghe autarchiche che la nuova Italia democratica ereditava dal defunto regime fascista. Unica eccezione le splendide 500 lire in argento che, ancora oggi, troviamo in cassette e cassetti di praticamente tutte le famiglie italiane. Oggi la lira finisce, uccisa da interessi economici sovranazionali e, siamo certi, lascerà non pochi rimpianti e qualche nostalgia in tanti Italiani.

Quanto all'Euro, non sembra rispondere alle aspettative, forse troppo ottimistiche, che ne hanno accompagnato la nascita. Per questo mi permetto un consiglio: "Caro Governo, con l''Euro', ormai, dobbiamo partire e a breve ce lo troveremo nelle tasche; però, i clichè e i conii delle nostre lirette non mettiamoli in un museo, conserviamoli con cura: non si sa mai!".

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