Rivoluzione senza cambiamenti

autore: 
Renzo Giraudo Bes

Ve ne siete accorti? Con le recenti elezioni c'è stata in Italia una vera rivoluzione, ma senza cambiamenti.

Non ci riferiamo al cambio della guardia a Palazzo Chigi, del quale parleremo più avanti, ma del fatto che nel sistema italiano è stata introdotta l'elezione diretta del Presidente del Consiglio senza modificare una virgola della Costituzione e delle leggi elettorali.

Ciò è avvenuto perchè la Casa delle Libertà ha deciso di inserire nel simbolo comune il nome del Presidente del Consiglio designato, Berlusconi, subito scimmiottata dall'Ulivo con l'indicazione di Rutelli.

E' bastato questo per introdurre di fatto una riforma che molti auspicavano, a torto o a ragione, ma che nessuno era riuscito a realizzare per via legislativa. In altre parole l'iniziativa di forze private, quali sono in sostanza i partiti, ha potuto più delle leggi.

Insomma, è cambiata di molto la sostanza, mentre la forma è rimasta invariata; per cui è stato necessario recitare la solita manfrina dell'insediamento del nuovo Parlamento, della costituzione dei gruppi parlamentari e delle inutili consultazioni del Capo dello Stato, per arrivare dopo parecchi giorni ad un risultato scontato: l'incarico a Berlusconi di formare il nuovo Governo.

Nel Regno Unito la Regina ha dato l'incarico al vincitore delle elezioni, Blair, in meno di ventiquattr'ore e senza consultare nessuno. In Italia la prassi si va discostando sempre più dalla Costituzione di carta, sulla quale giurano i Ministri, che tutti dicono di venerare e che di fatto è morta, anche se si fa finta che sia ancora viva. In questo scenario fatto di finzioni si è consumato il passaggio dal Governo di centrosinistra a quello di centrodestra.

L'evento è stato vissuto con evidente disperazione dal popolo di sinistra e con entusiasmi e speranze forse un tantino eccessive da quello di destra. Forse nei prossimi cinque anni molte cose cambieranno; ma in questo inizio di legislatura non è cambiato nemmeno un po' il tradizionale assalto al cadreghino.

Per accontentare quasi tutti il povero Berlusconi ha dovuto circondarsi di un battaglione di Ministri, viceministri e sottosegretari con qualche novità stravagante, come l'istituzione di un nuovo Ministero per l'attuazione del programma di governo, o il doppione fra devoluzione e affari regionali.

Bisogna riconoscere che Berlusconi ha saputo selezionare un gruppo di validi collaboratori da quel calderone di riciclati, di personaggi in cerca d'autore e di mezze cartucce che è Forza Italia con i suoi dintorni e ciò è motivo di legittima speranza. Anche Alleanza Nazionale ha dato un suo contributo. Vorremmo poter dire, come si fa nelle critiche teatrali, “bene gli altri”, ma non ci sembra che gli altri partiti della coalizione abbiano una classe dirigente degna di questo nome e probabilmente Berlusconi se ne è accorto, visto che ha messo i loro uomini per lo più in posti prestigiosi, ma poco operativi o in posizioni marginali, dove fanno la figura dei ciuffetti di prezzemolo messi ad abbellire un piatto elaborato.

Il posto di maggior prestigio è andato al Biancofiore - avvizzito prima ancora di sbocciare - con la Presidenza della Camera dei Deputati affidata all'on. Casini (il più presentabile della compagnia), mentre la Lega ha dovuto in complesso accontentarsi di molto meno. Non è escluso che Berlusconi voglia a medio termine ridimensionare la Lega, la quale, non dimentichiamolo, esce da una catastrofica sconfitta elettorale; e non è vero che si sia sacrificata per Berlusconi, come va dicendo Bossi: si è piuttosto salvata dalla rovina finale proprio grazie al Cavaliere. Berlusconi è un decisionista e dobbiamo sperare che alleati, avversari, potentati interni e istituzioni europee non gli mettano troppi lacci e lacciuoli.

Probabilmente gli alleati saranno più pericolosi degli avversari e solo un po' meno delle istituzioni internazionali che campano perseguendo fini che non sempre collimano con quelli dell'Italia. Staremo a vedere.

Quanto a noi, nella nostra indipendenza, non esiteremo a criticare il Governo amico se e quando sarà necessario: anche Berlusconi deve guardarsi dai cortigiani e dagli adulatori ed ascoltare chi non è e non vuole essere né l'uno né l'altro (se Mussolini avesse mandato al confino certi suoi adoratori ed avesse ascoltato gli spiriti sinceramente critici non sarebbe finito in quel modo). Del centrosinistra c'è poco da dire: ridotto a due sole gambe di quasi uguale consistenza è entrato in una crisi profonda. I diessini sono alla ricerca disperata di un leader credibile, la Margherita non cerca nemmeno di darsi quell'identità che le manca. Ci vorrà parecchio tempo prima che la sinistra si rialzi dal tappeto dove è stata contata per il knock out.

Per ora non ci rimane che tentare di non affogare nel mare di lacrime delle vedove di sinistra - intellettuali, giornalisti, saltimbanchi -che sta sommergendo l'Italia come un'alluvione.

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