MAGGIORANZA: SINO A QUANDO SILENZIOSA ?

autore: 
Roberto Vittucci Righini

Esiste una differenza fondamentale nel modo di essere e di comportarsi degli uomini e delle donne di centro in particolare, ed anche di destra, rispetto a quello degli aderenti alla sinistra, che sovente permette di distinguerli senza che esprimano a parole la loro appartenenza ad uno o all'altro degli schieramenti.

Così, ad esempio, specialmente in passato, il comunista propagandava la propria appartenenza con l'esibizione, che non necessariamente ne comportava la lettura, del quotidiano “l'Unità”, infilandolo nella tasca della giacca o del cappotto in modo che rimanesse esposta e ben visibile tutta o parte la testata, fatto che mai si verificava per i lettori di gior nali di destra tipo “Il secolo d'Italia” o “il Borghese”, oppure di centro, tipo “Avvenire”.

E' proprio da questa vocazione dell'uomo di centrodestra alla mimetizzazione, al non comparire, allo stare alla finestra senza esporsi, al gioire in privato per le affermazioni ed al chiudersi a riccio senza adeguatamente reagire a fronte non solo delle sconfitte ma anche delle prepotenze e delle vessazioni, che è stata felicemente coniata la dizione “maggioranza silenziosa”. “Maggioranza silenziosa” che comprende i tanti che, senza mai esporsi, si limitano nel protettivo chiuso dei box delle Sezioni elettorali, ad esprimere sulle schede il proprio voto di centrodestra (per poi, vi è da pensare, uscirne col petto gonfio per l'intima soddisfazione di aver “salvato l'Italia”). “Maggioranza silenziosa” che comprende altresì buo na parte di coloro che disertano il voto per non perdere tempo nel fare file alle Sezioni elettorali, o per non privarsi del divertimento di una gita fuori porta o per altrettanto futili quanto condannabili motivi.

Questa “Maggioranza silenziosa” che attualmente si sente appagata per aver mandato al governo il blocco berlusconiano della libertà, rappresenta in realtà, proprio a causa del suo mimetizzarsi, un pericolo per la democrazia e per la libertà.

L'uomo di sinistra, ed è doveroso darne atto, è in genere fatto di ben diversa e più consistente pasta, più disposto a sacrificarsi per raggiungere obiettivi politici, più disponibile alle sofferenze e meno ricercatore di effimere glorie e soddisfazioni (che non siano però quelle di carattere economico, alle quali i “sinistri” tengono al pari se non più degli altri, come si nota anche dalle sontuose prebende e pensioni che non pochi di loro hanno saputo procurarsi, alla faccia dei propri a volte miserabili rappresentati, dalle mazzette e tangenti da molti di essi tutt'altro che disdegnate e dalle posizioni raggiunte nella vita civile da molti sessantottini, nonchè dai già dirigenti di “Potere operaio” o di “Lotta continua”).

Prendiamo ad esempio un campo dal quale la politica dovrebbe essere totalmente estranea: la Giustizia. In genere si ritiene che il Magistrato che intenda “fare politica” eserciti in campo penale (tipico il caso del già magistrato e già Presidente della Camera On. Violante) ma si dimentica che anche in campo civile è possibile per taluni magistrati fare politica, prima offrendosi per talune sezioni non appetite se non addirittura “schifate” dalla maggior parte dei colleghi, quali quelle del lavoro, delle esecuzioni o degli sfratti, per poi dare costantemente o quasi, ragione ai dipendenti, ai debitori e agli sfrattati senza nemmeno considerare i drammi che possono derivarne alle controparti, a volte piccoli artigiani o commercianti sull'orlo del fallimento, oppure disgraziati che hanno investito tutti i loro risparmi nell'acquisto di un alloggio che continuano a godersi altri.

Di questo volersene stare tranquilli, che rasenta l'apatia, delle masse di centrodestra, contrapposto invece al maggior attivismo e protagonismo, oltre che dei singoli, delle masse di sinistra, i comunisti sono sempre stati ben consci e basti tener presenti le centinaia di cortei e di adunate con trasferimenti a mezzo treni e automezzi vari anche di decine di migliaia di persone, organizzati in passato dai rossi che anche all'epoca del pentapartito si sono valsi di questa debolezza degli schieramenti del centro destra, per impadronirsi di fatto, loro che erano minoranza nel Paese, delle piazze.

Fatti analoghi a centro e destra non sono in pratica quasi mai avvenuti, tanto che ancora si ricorda, a livello quasi di leggenda, la marcia dei quarantamila “colletti bianchi” effettuata a Torino decenni addietro, oltre alle due grandi manifestazioni indette anni or sono dal Polo a Milano e Roma. Democraticamente sconfitti alle elezioni di maggio, incapaci per costituzione mentale di accettare l'alternanza di potere che ne è conseguita e che vuole che le decisioni assunte in Parlamento dalla maggioranza liberamente e volutamente eletta dal popolo abbiano valore per tutti, sinistra compresa, i comunisti o ex comunisti che dir si voglia, hanno dimostrato di voler fare affidamento su questa possibilità di mobilitare le proprie masse contro il legittimo Governo di centrodestra, nel tentativo di continuare a fare i propri comodi, dettar legge ed imporre il proprio volere di sconfitti ai vincitori.

Il primo avvertimento di quella che si delinea come una strategia di azione politica si è avuto con l'“ultimatum” di fine luglio dell'attuale capogruppo dei deputati diessini On. Violante che ha assegnato “una settimana di tempo” al Governo per aprire un'indagine parlamentare sui fatti del G8 di Genova sotto pena di iniziative popolari, raccolte di firme e “manifestazioni in tutto il Paese”. Veramente un bell'esempio di democrazia quello dato dall'On. Violante, già terza carica della repubblica italiana quale Presidente della Camera, il cui ultimatum si può legittimamente tradurre in “Fate quello che vi dico, altrimenti vi solleviamo contro la piazza”.

Lo abbiamo sempre pensato e scritto su queste pagine: chi è stato comunista lo rimane tutta la vita e non sono certamente nuovi simboli o sigle a trasformare in democratici i seguaci dell'ideologia che ha causato oltre cento milioni di vittime. A fronte dell'arroganza di chi non accetta una democratica sconfitta elettorale e minaccia il ricorso alla piazza, con tutte le conseguenze che potrebbero derivarne (e proprio il G8 di Genova lo insegna) in tema di disordini, saccheggi, pestaggi, attacchi contro le Forze dell'ordine e via dicendo in un clima da guerra civile, non rimane al centrodestra che tentar di far cambiare mentalità ai propri sostenitori, inducendoli ad esporre apertamente e pubblicamente la propria fede politica, a mobilitarsi e prepararsi a scendere in massa anch'essi in campo se la sconfitta sinistra, volutamente immemore del teppismo dei mascherati devastatori di Genova, dovesse in effetti scendere in piazza in qualsiasi occasione e con qualsiasi pretesto.

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