VITTORIO EMANUELE III IN SARDEGNA 28 APRILE/3 MAGGIO 1929

autore: 
Franco Ceccarelli

Non si corre il rischio di essere accusati di "lesa Maestà", sottolineando che la natura non era stata generosissima con il Re Vittorio Emanuele III, concedendogli un fisico non certo di atleta.

Di contro, però, oltre ad un'intelligenza indubbiamente superiore, lo aveva dotato di una resistenza alle fati che realmente eccezionale tant'è che fu il Sovrano italiano che nel suo più che quarantennale Regno visitò, oltre a quasi tutte le Nazioni d'Europa e molti Paesi di Asia e Africa, praticamente tutti i comuni italiani, sia privatamente che, soprattutto, ufficialmente. Re Vittorio, in ciò, fu encomiabile e al di sopra di ogni lode. In tempi in cui I "mass media" erano ridotti, nella migliore delle ipotesi, alla "Domenica del Corriere", con le indimenticabili tavole di Achille Beltrame, a qualche quotidiano e a pochi cinegiornali "Luce", le visite del Sovrano e dei Principi e Principesse della Casa Reale contribuivano a tessere quel filo che doveva compattare attorno ai simboli viventi della Nazione, quell'unità italiana che, per alcuni aspetti, venne pienamente e definitivamente raggiunta politicamente, moralmente ed emotivamente, proprio durante il Regno di Vittorio Emanuele III.

Tornando alle visite ufficiali dei Reali, è indubbio che la Sardegna fu una delle mete preferite da Casa Savoia, anche per i motivi di affetto primigenio che di certo legavano l'Isola alla Dinastia; rapporti che si erano instaurati, del resto, ben prima del raggiungimento dell'indipendenza politica della Penisola. Vittorio Emanuele II, già come Duca di Savoia, Umberto I, Margherita, Elena, e appunto Re Vittorio Emanuele III ne furono assidui frequentatori e non vi fu evento importante della vita isolana che non vide la presenza fisica di un rappresentante della Famiglia regnante.

Solo tra le due guerre mondiali i Savoia, limitandosi alle visite ufficiali, vennero e si trattennero in Sardegna almeno 5 volte (nel 1924, nel 1926, nel 1930, nel 1934 e nel 1939). Re Umberto II, con uno degli ultimi atti del suo breve Regno, volle visitare Cagliari pochi giorni prima del referendum istituzionale del 1946 (1). Quella però che interessa in questa sede è la visita ufficiale che il Re e la Regina Elena, accompagnati dalle Principesse Giovanna e Maria, effettuarono in Sardegna tra il 28 aprile ed il 3 maggio del 1929. In particolare perchè in tale circostanza, per la prima volta, i Sovrani vollero recarsi, oltre che a Cagliari e a Sassari, anche a Nuoro, da pochissimo elevata al rango di capoluogo di Provincia.

I preparativi di questo viaggio furono brevissimi. Infatti la decisione sovrana di compierlo venne a seguito di una richiesta avanzata, stranamente, dal Sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Conte Giovanni Cao di San Marco il quale, appena il 3 aprile 1929, si era fatto interprete, con lettera autografa, dell'istanza in tal senso avanzata dalle provincie di Cagliari, Sassari nonchè da quella, recentissima, di Nuoro (2). L'organizzazione coinvolse tutti gli enti ed uffici che sarebbero stati, in qualunque misura, interessati. Il tutto, come sempre, sotto l'attento e preciso controllo del Primo Aiutante di Campo di S.M. il Re (che all'epoca era il Generale di Brigata Marchese Giuseppe Mario Asinari di Bernezzo).

Questi, tra gli altri, aveva il compito di esaminare i programmi del viaggio inviati dai Sindaci e dai Prefetti delle località che sarebbero state visitate dai Reali. A seguito della richiesta del Conte di San Marco, il 6 aprile del 1929 giungeva al Palazzo del Quirinale un telegramma con "precedenza assoluta" del Prefetto di Nuoro, Miglio, con il quale il Funzionario perorava all'Aiutante di Campo un intervento presso il Sovrano affinche questi si fosse "... compiaciuto... visitare anche Nuoro in occasione Suo prossimo viaggio..." in quanto che "... le rudi e fiere popolazioni nuoresi abitanti nel cuore della fedelissima Sardegna attendono ansiose ambitissima visita per confermare a S.M. loro illimitata indefettibile devozione attaccamento riconoscenza"(3).

Evidentemente sussisteva il timore che per la posizione, decentrata della Città barbaricina, rispetto a Cagliari ed a Sassari, Nuoro potesse essere esclusa dal circuito delle visite. L'istanza del Prefetto di Nuoro dovette essere accolta con estrema sollecitudine dal Re se già il successivo 12 aprile il Podestà della Città, Bandino, poteva assicurare, telegraficamente, riguardo al "... gaudio di questa popolazione per Sua annunziata visita ...", rinnovando "...sentimenti di fedeltà ed illimitata devozione di nostra gente per la Casa Sabauda personificante la gloria della Patria" (4).

Inserita quindi anche la "nuovissima" Provincia sarda nel programma del viaggio, il 14 aprile perveniva al Quirinale (5) il programma di massima della visita a Nuoro, per l'approvazione definitiva da parte del Re. Il documento, con poche modifiche, come meglio si vedrà di seguito, venne approvato. Definito anche tale aspetto dell'evento, la parola passava ora alle Forze Armate, che avrebbero dovuto organizzare il trasferimento della Famiglia Reale in Sardegna.

Pur essendo stato infatti Vittorio Emanuele III antesignano nell'utilizzo del mezzo aereo per i suoi trasferimenti (6), all'epoca era inevitabile dover utilizzare la nave e lo yacht Reale "Savoia" in uso al Capo dello Stato, era inquadrato nei ruoli della Regia Marina (7). Il 25 aprile, con nota raccomandata prot. 178, il Sottocapo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica, Gen. F. de Pinedo (8), si rivolgeva al Comando della III Zona Aerea Territoriale per organizzare la scorta aerea della formazione navale che avrebbe trasportato il Re, la Regina e le Principesse Reali a Cagliari.

A tale scopo l'Alto Ufficiale disponeva che, complessivamente, 24 velivoli da bombardamento, sia terrestri che idrovolanti, garantissero tale servizio (9). A seguito di ciò, in pari data, il Generale di Brigata Aerea territoriale, impartiva le necessarie istruzioni alle unità aeree alle sue dipendenze (10). Di par suo la Regia Marina, oltre a predisporre la Nave Reale, avrebbe dovuto garantire una scorta adeguata con ben 11 unità sottili: 3 esploratori e 8 cacciatorpedinieri (11).

Definito il viaggio in ogni particolare, alle ore 11,05 del 28 aprile, il corteo Reale partiva da Roma, raggiungendo, alle ore 13,20 Gaeta, porto d'imbarco per Cagliari del convoglio Reale. Nelle acque del porto il "Savoia" e le unità di scorta erano già in attesa con le macchine sotto pressione. Il Re, ricevuto dalle massime autorità cittadine, riceveva l'omaggio del Sindaco della Città e quindi, sbrigate le procedure d'imbarco, la formazione poteva levare le ancore. Nel cielo tre pattuglie di bombardieri SavoiaMarchetti 73 dell'8° Stormo di Ciampino facevano evoluzioni sulla rada, salutando il Capo dello Stato. Poco dopo tali apparecchi venivano rilevati da 5 idrobombardieri SavoiaMarchetti 59 della 182^ Squadriglia, di stanza a Nisida.

Dopo una notte di navigazione la formazione navale giungeva, nella mattinata del 29 aprile, in vista delle coste sarde, accolta dalle evoluzioni di una formazione aerea della Regia Aeronautica formata da 5 idrobombardieri SavoiaMarchetti 59 bis, in forza alla 146^ Squadriglia, al comando del Capitano R.A. Piroddi. A tali velivoli sarebbe spettato anche il compito di riprendere fotograficamente dall'alto le navi, l'arrivo e lo sbarco delle personalità. Alle 9,30, i Sovrani sbarcavano a Cagliari, ove si trattenevano sino alla sera del 1 maggio (12), allorchè si reimbarcavano, dopo un intensissimo programma di visite ed inaugurazioni, sul "Savoia" per raggiungere, il mattino del 2 maggio, Terranova Pausania (l'odierna Olbia) e quindi Sassari.

Terminata anche tale visita (13), altrettanto intensa e concentrata nel programma, di quella di Cagliari, i Reali rientravano nella serata ad Olbia, per ripartire, il mattino del 3 maggio, in automobile, per Nuoro. Lungo il percorso, di 128 Km., il convoglio reale (Re Vittorio viaggiava in auto, in compagnia del solo conte Cao di San Marco), effettuò un'unica breve sosta per la colazione e, alle 13, raggiungeva il Capoluogo della nuova Provincia, ma tutti i comuni attraversati avevano fatto il possibile per rendere onore al Capo dello Stato: Monti, Alà dei Sardi e Buddusò riservarono alla Famiglia Reale accoglienze in alcuni casi grandiose (14) e proprio per tale prova di affetto il Re volle fermarsi, per alcuni minuti, in ognuna delle località attraversate. A Buddusò, paese d'origine di una Medaglia d'Oro, il Re volle incontrare il padre del Caduto per poterlo personalmente salutare. Finalmente Nuoro!

All'ingresso della Città erano stati innalzati archi trionfali, adorni di fiori e trionfi di Bandiere ed ogni balcone e finestra del corso Garibaldi e delle altre vie principali, era ornato da ricchi drappi multicolori. All'altezza della allora Federazione Provinciale Fascista, quattro torrioni allegorici, con Stemmi Sabaudi e stemmi della Città, salutavano metaforicamente l'arrivo del corteo reale. Come tradizione il Re, appena giunto, venne ricevuto nel Palazzo del Governo, con ogni possibile solennità, dal Prefetto Dott. Miglio.

Il salone principale dell'edificio, per l'occasione, era stato trasformato in una vera e propria serra, tanti erano i fiori ivi collocati. Nell'antistante piazza Asproni, una Compagnia mista formata da rappresentanze di tutte le forze componenti il presidio, rendeva gli onori militari. Nelle sale si erano concentrate le massime autorità locali, unitamente ai decorati di guerra, alle madri ed alle vedove dei Caduti nel conflitto 1915/18, che aveva visto un grandissimo numero di sardi cadere per la Patria nelle trincee del Carso (proprio a Nuoro, a mo' d'esempio, si era verificato che una stessa famiglia avesse avuto ben quattro caduti, tutti e quattro insigniti di Medaglia d'Oro al Valore Militare). Inoltre una rappresentanza di signore nuoresi, potè avere l'onore di essere presentata alla Regina Elena, anch'ella, per la prima volta, a Nuoro. Due madri recavano le Medaglie d'Oro conferite a loro congiunti caduti nel conflitto mondiale.

All'on. Costantino Oggianu, decorato di 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare, fu lo stesso Sovrano a consegnare il diploma del Nastro Azzurro. Alle 13,45 gli "Augusti Sovrani", come recitavano le cronache dell'epoca, raggiungevano il Municipio per la presentazione della giunta municipale, attraversando il corso tra due ali di folla a stento trattenuta dalla forza pubblica, tanto era l'entusiasmo. Fu qui che si ebbe uno dei momenti centrali della giornata barbaricina dei Reali allorchè, innanzi alla balconata del palazzo comunale, si svolse la "fantasia sarda" eseguita da alcune centinaia di uomini a cavallo con i costumi tradizionali dei paesi della Barbagia. Per primi sfilarono un gruppo di miliziani a cavallo che salutarono il Re e la Regina al grido "...pro Deus e pro Re..." (15), seguiti da carri allegorici riproducenti scene di vita campestre.

Quindi tre amazzoni in costume e, di seguito, oltre mille cavalieri con i costumi dei vari comuni della provincia. Alle Principesse, terminata la sfilata, un Comitato di signore e signorine offrì in dono due bambole in costume sardo. Da una testimonianza diretta resa all'autore di questo articolo da persona all'epoca tredicenne, la co sa che più colpì di quella giornata fu, al momento in cui il Re e la Regina d'Italia si affacciarono al balcone del Municipio l'improvviso silenzio che, alla vista dei Sovrani, cadde sulla vasta piazza antistante, gremita all'inverosimile di uomini e donne del popolo i quali, contemporaneamente, all'unisono, si inginocchiarono in segno di omaggio; quasi un voler testimoniare il prosieguo di un retaggio culturale, sinceramente popolare per il quale sussisteva, nel Re, un'essenza quasi divina.

Il silenzio con il quale venne compiuto quell'atto, assolutamente istintivo, ancora "rimbombava", a distanza di tanti anni, nelle orecchie del giovinetto di allora. Terminata la manifestazione popolare, i Sovrani visitarono, accolti dai bambini e dal corpo insegnante, l'Asilo infantile intitolato alla "Regina Margherita" e, subito dopo, inaugurarono il nuovo edificio scolastico (all'epoca intitolato a "Benito Mussolini"), eretto nel centro della Città.

Qui il Re assistette alla consegna della Bandiera alle scolaresche riunite che andavano ad occupare le nuove aule, non prima di aver eseguito, coralmente, in onore di Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia, l'Inno Sardo. Quindi, alle 15,45, nell'area del nuovo campo polisportivo, veniva posta la prima pietra della erigenda casa dei Balilla e con tale atto, simbolico dello sviluppo intrapreso dalla città, veniva a concludersi la visita reale in Nuoro. In meno di tre ore il Capo dello Stato aveva colmato un "vuoto", effettuando la prima visita ufficiale di un membro di Casa Savoia nel neo capoluogo della Barbagia. Alla sera del 3 maggio, Vittorio Emanuele III rientrava ad Olbia, accolto da una Città interamente illuminata in suo onore nelle strade e nel porto, nelle cui acque la nave Savoia attendeva gli augusti ospiti.

Tutte le altre navi in rada avevano issato il Gran Pavese in onore del Re. Alle 20,35, finalmente, l'imbarco ma, evidentemente affatto stanca, la Regina Elena volle concedersi un ultimo impegno, questa volta strettamente privato. La Sovrana infatti, con la compagnia di una sola dama di corte, chiedeva ad un pescatore di Olbia, il Sig. Piro Veruccio (tramandano le cronache) in prestito, la barca di questi e pertanto, i cittadini più nottambuli poterono, forse con stupore, godersi lo spettacolo delle due di stinte signore intente in quella tiepida notte di incipiente primavera, alla pesca, antica passione della Sovrana, nelle calme acque del porto sardo.

Nella mattinata del 4 maggio, infine, si concludeva a Gaeta il viaggio sardo dei Regnanti. Rientrati a Roma i Sovrani trovarono il telegramma di ringraziamento del Prefetto di Nuoro per l'avvenuta visita, nel quale si ribadiva come "... la popolazione di Nuoro vibrante ancora di commozione ... serberà ricordo indimenticabile (rinnovando) le espressioni della sua immutabile riconoscente devozione". Parimenti, e quasi in contemporanea al Prefetto, il Direttorio Nazionale dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci indirizzava da Roma una lettera al Generale di Bernezzo con la quale informava l'invio di un telegramma alle federazioni Provinciali di Cagliari, Sassari e Nuoro (con preghiera di voler informare il Re), con il quale si compiaceva che hanno "... reduci vittoriosi delle mille battaglie schierati tutti sotto nostre bandiere gridato al primo soldato d'Italia che con loro ai confini della Patria esempio animatore e paterno confortatore loro grande indefettibile amore".

Sarebbe poi toccato ai Principi di Piemonte Umberto e Maria Josè, tornare a Nuoro, in visita ufficiale, nell'ottobre del 1934; l'ultima, per quanto noto, di membri di Casa Savoia nella Città. Il discusso referendum del 1946, avrebbe interrotto, nonostante gli sforzi contrari di Nuoro, della sua provincia e dei sardi in genere, i rapporti dell'isola con la Dinastia (16) che ha fatto l'Italia. NOTE AL TESTO: 1)Il Re visitò il Capoluogo sardo ed alcuni centri della provincia alla fine del maggio 1946, accolto trion falmente dalla popolazione che stava faticosamente riprendendo i normali ritmi di vita in una Città profondamente provata dai bombardamenti alleati della primavera del '43.

Il Sovrano, accompagnato da un seguito ridottissimo, venne ricevuto dalle Autorità e volle concludere la visita soffermandosi, in preghiera, al Santuario di N.S. di Bonaria; 2) Archivio Centrale dello Stato (d'ora innanzi ACS) "Fondo 1° Aiutante di Campo di S.M. il Re" Busta 436 lettera del Sottosegretario Cao di San Marco; 3) Generale di Brigata Mario Asinari, marchese di Bernezzo, 1° Aiutante di Campo di S.M. il Re; 4) ACS "Fondo 1° Aiutante di Campo di S.M. il Re" Busta 436 Telegramma n. 1 79 6 18 da Nuoro Radio a Roma del Prefetto al 1° Aiutante di Campo del Re; 5) ACS "Fondo 1° Aiutante di Campo di S.M. il Re" Busta 436 Documento della Regia Prefettura di Nuoro, a firma del Prefetto Miglio; 6) Re Vittorio Emanuele III era stato sempre antesignano nell'utilizzo dei nuovi mezzi di locomozione offerti dall'impetuoso sviluppo della tecnica in quegli anni.

Al principio del suo regno era stato tra i primi ad utilizzare, ad esempio, le automobili, guidandole, al principio, personalmente. Nel 1938, effettuò in aereo una visita ufficiale in Libia e, nel 1941, in piena guerra, un'altra visita in Albania a bordo del trimotore SavoiaMarchetti posto a disposizione della Casa Reale dalla Regia Aeronautica; 7) Lo yacht reale "Savoia" era la terza unità posta a disposizione della Famiglia Reale, dall'unità d'Italia in poi, per le visite ufficiali; era stato consegnato nel 1925 alla Regia Marina e rimase in servizio sino al 1943. Dopo l'armistizio la bella Unità venne catturata dai tedeschi nel porto di Ancona, nel quale si trovava in disarmo conservativo.

Inutilmente si era tentato di farlo partire per sottrarlo alla cattura. I ricchi arredi della nave vennero saccheggiati e della gran parte di essi si perse traccia nel dopo guerra. Nel 1944 la nave affondò a seguito di bombardamento alleato e venne ritrovata, alla fine del conflitto, adagiata nelle acque del capoluogo marchigiano. Radiata nel 1946 fu in seguito demolita; 8) ACS "Fondo del 1° Aiutante di Campo di S.M. il Re" Busta 436: dal Generale di Divisione Aerea Francesco de Pinedo al Comando della III zona Aerea Territoriale lettera del 25 aprile 1929; 9) Per tale occasione venne disposta la mobilitazione di bombardieri Caproni Ca. 73 e di idrobombardieri SavoiaMarchetti 59; 10) ACS "Fondo del 1° Aiutante di Campo di S.M. il Re" Busta 436: lettera del Generale di Brigata Aerea V. Lombard alle unità dipendenti; 11) Le principali unità di scorta alla Nave Reale furono i moderni esploratori "Tigre", "Quarto" e "Pantera"; 12) I Sovrani si trattennero a Cagliari dal 29 aprile al 1 maggio; 13) La visita a Sassari, si protrasse alle 7 del 2 maggio 1929 alle 18.50 dello stesso dì, riempiendo le pagine dei quotidiani nei giorni precedenti e seguenti la visita; 14) La sosta nei comuni attraversati dalle automobili del Re non era stata prevista nel programma ufficiale. Fu giocoforza effettuare brevi soste, per la ressa di folla che riempiva le vie e le piazze dei paesi; 15) Da "L'Unione Sarda" del 5 maggio 1929, pag. 1; 16) La Sardegna fu una delle regioni italiane nelle quali la Monarchia ottenne importanti affermazioni con, in alcuni casi, maggioranze schiaccianti.

Nei comuni di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano la corrente monarchica ottenne, rispettivamente, maggioranze del 72,1%, 71,7%, 58% e dell'81,7%. Dei comuni del Cagliaritano, 103 su 137, ebbero maggioranze monarchiche, 61 su 71 nel Sassarese e 57 su 96 nel Nuorese. In provincia di Cagliari, in 20 comuni, la Monarchia ebbe oltre l'80% dei consensi; 14 in provincia di Nuoro e 12 in provincia di Sassari. I comuni con la più alta percentuale di voti monarchici per le provincie di Cagliari, Nuoro e Sassari furono, rispettivamente, Guamaggiore, per Cagliari, con il 95%, Modolo, (cui spetta la "coppa" di comune più "monarchico" della Sardegna) per Nuoro, con il 97,4% e Nule, per Sassari, con il 95,8%.

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