LA PRESA DI ROMA

autore: 
Edmondo De Amicis

Quando la porta Pia fu affatto libera, e la breccia vicina aperta sino a terra, due colonne di fanteria furono lanciate all’assalto. Non vi posso dar particolari. Ho visto passare il 40° a passo di carica. L’ho visto, presso alla porta, gettarsi a terra per aspettare il momento opportuno ad entrare.
Ho sentito un fuoco di moschetteria assai vivo; poi un lungo grido Savoia!
Poi uno strepitio confuso; poi una voce lontana che gridava: Sono entrati!

Allora giunsero a passi concitati i sei battaglioni di bersaglieri della riserva; giunsero altre batterie di artiglieria; s’avanzarono altri reggimenti; vennero oltre, in mezzo alle colonne, le lettighe pei feriti. Corsi cogli altri verso la porta. soldati erano tutti accalcati intorno alla barricata. Non si sentiva più rumore di colpi; le colonne a mano a mano entravano. Da una parte della strada si prestavano i primi soccorsi a due ufficiali di fanteria feriti; gli altri erano stati portati via. Ci fu detto che era morto valorosamente sulla breccia il maggiore dei bersaglieri Pagliari, comandante il 35°. Vedemmo parecchi ufficiali dei bersaglieri colle mani fasciate. Sapemmo che il generale Angelino s’era slanciato innanzi dei primi colla sciabola nel pugno come un soldato. Da tutte le parti accorrevano emigrati gridando. Tutti si arrestavano un istante, a guardare il sangue sparso qua e là per la strada: sospiravano, e via.

La porta Pia era tutta sfracellata, la sola immagine enorme della Madonna che le sorge dietro era rimasta intatta, le statue a destra e a sinistra non avevano più testa, il suolo intorno era sparso di mucchi di terra, di materassi fumanti, di berretti di zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente nostri reggimenti.

In quel momento uscì da porta Pia tutto il corpo diplomatico in grande uniforme, e mosse verso il quartier generale. Entrammo in città. Le prime strade erano già piene di soldati. E’ impossibile esprimere la commozione che provammo in quel momento; vedevamo tutto in confuso, come dietro una nebbia. Alcune case arse la mattina fumavano, parecchi zuavi prigionieri passavano in mezzo alle file dei nostri, il popolo romano ci correva incontro. Salutammo, passando, il colonnello dei Bersaglieri Pinelli; il popolo gli si serrò intorno gridando.

A misura che procediamo nuove carrozze, con entro ministri ed altri personaggi di Stato, sopraggiungono. Il popolo ingrossa. Giungiamo in piazza di Termini; è piena di zuavi e di soldati indigeni che aspettano l’ordine di ritirarsi. Giungiamo in piazza del Quirinale. Arrivano di corsa i nostri reggimenti, i bersaglieri, la cavalleria.
Le case si coprono bandiere. Il popolo getta fra i soldati gridando e plaudendo.

Passano drappelli di cittadini colle armi tolte agli zuavi. Giungono i prigionieri pontificii. I sei battaglioni di bersaglieri della riserva, preceduti dalla folla, si dirigono rapidamente, al suono della fanfara, in piazza Colonna.
Da tutte le finestre sporgono bandiere, s’agitano fazzoletti bianchi, s’odono grida ed applausi. Il popolo accompagna col canto la musica delle fanfare. Sui terrazzini gli stemmi di Casa Savoia.
Si entra in piazza Colonna: un grido di meraviglia s’alza dalle fila. La moltitudine si versa nella piazza da tutte le parti, centinaia di bandiere sventolano, l’entusiasmo è al colmo. Non v’è parola umana che valga ad esprimerlo.

I soldati sono commossi fino a piangerne. Non vedo altro, non reggo alla piena di tanta gioia, mi spingo fuori della folla, incontro operai, donne del popolo, vecchi ragazzi: tutti hanno la coccarda tricolore, tutti accorrono gridando: I nostri soldati! I nostri fratelli! E’ commovente; è l’affetto compresso da tanti anni che prorompe tutto in un punto ora; è il grido della libertà di Roma che si sprigiona da centomila petti; è il primo giorno d’una nuova vita; è sublime. E altre grida da lontano: I nostri fratelli!

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La Presa di Roma, estratta da “Ricordi del 1870-71” dell’autore di “Cuore”, viene da noi pubblicato nei 140 anni dall’unione della Capitale al Regno d’Italia).

 

 

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