PANORAMA POLITICO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

Le elezioni per la presidenza degli Stati Uniti hanno visto la conferma di Barack Obama, candidato del partito democratico (centrosinistra), il quale ha sconfitto dimisura il repubblicano Romney (centrodestra).

Il presidente americano nelle scorse elezioni aveva vinto con una maggioranza schiacciante ed era considerato a torto l’uomo nuovo della politica mondiale, che avrebbe dato una svolta straordinaria all’economia e rivoluzionato la politica estera; invece si è adeguato prontamente al sistema di governo americano limitandosi a gestire alcune modeste riforme in materia economica e sociale, ed a seguire pedissequamente la politica estera del suo predecessore, il tanto vituperato dalle sinistre George W. Busch, il quale aveva dichiarato una guerra implacabile al terrorismo.

Oggi anche gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo di recessione e non riteniamo che il programma di Obama (più tasse per ripianare il debito pubblico), simile a quello del governo Monti, sia il più adatto per uscire dalla crisi a differenza di quello del suo antagonista Romney, il quale invece programmava una riduzione delle tasse e degli interventi statali auspicando una maggiore libertà e minori vincoli all’iniziativa privata.

Per quanto riguarda la politica estera appare chiaro che l’interesse degli USA è ormai rivolto principalmente all’Asia, all’Estremo ed al Medio Oriente, mentre quello per l’Europa, ridimensionata dall’U.E. al ruolo di nano politico, è ridotto ai minimi termini.


A sua volta la Cina si appresta a sostituire i propri massimi dirigenti. Al 18º Congresso del Partito Comunista cinese tenuto a novembre, farà seguito il Congresso del Popolo che si concluderà con la nomina del nuovo Consiglio di Stato, cioè il nuovo governo.

Xi Jinping (59 anni) sarà il futuro presidente della repubblica popolare cinese e LiKequiang (57 anni) sarà il futuro capo del governo in sostituzione di Wen Jiabao, assai criticato per la spropositata ricchezza (tremiliardi di dollari) accumulata in anni recenti dalla sua famiglia.
Come si vede i capi comunisti cinesi non sono secondi a nessuno per quanto si riferisce alla corruzione.

Il governo cinese dovrà affrontare il problema del calo demografico provocato dalla politica del figlio unico e dalla conseguente futura riduzione della forza lavoro.


Ad Hong Kong, Regione amministrativa speciale - tornata sotto la sovranità cinese nel 1997 - dove vige una legislazione diversa da quella della Cina comunista, si verifica da tempo l’arrivo di migliaia di donne incinte provenienti dalle varie regioni dell’interno allo scopo di partorire in violazione della legge del figlio unico, al fine di ottenere per il neonato la cittadinanza locale.
In un anno 420 donne cinesi sono state arrestate e detenute per due mesi subito dopo il parto.

Il fenomeno è molto esteso, tanto è vero che degli 88.000 bambini nati nello scorso anno, ben la metà è figlio di non residenti.


Il capo del Governo tibetano in esilio Lobsan Sangay, ha ricordato l’invasione della propria Nazione da parte della Cina comunista avvenuta nel 1950 e denunciato il genocidio anche culturale del suo popolo.

Ha affermato che la situazione è “gravissima. Il Tibet è isolato. I giornalisti non possono entrare, i diritti umani sfregiati.Chi ha una foto del Dalai Lama viene imprigionato, in alcune città per fare la spesa occorre passare al check-point.

I tibetani sono trattati come terroristi, mentre invece sono gli oppressi”.

Si è detto contrario alle auto-immolazioni, tragicamente in costante aumento, di tibetani che si sono dati fuoco per protestare contro il governo di Pechino ed ha chiesto una reale autonomia amministrativa per la sua patria, ed il ritorno del Dalai Lama.

In Africa prosegue l’offensiva degli integralisti islamici. In Libia i salafiti hanno fatto ricorso ai bulldozer per distruggere i monumenti sufi; in Egitto le televisioni estremiste minacciano gli avversari; in Tunisia si sono verificate aggressioni nelle università per imporre il velo integrale.

IN ITALIA

Proseguono le grandi manovre. Le primarie di sinistra che vedono la contrapposizione tra Pier Luigi Bersani (ex PCI) e Matteo Renzi (exDC), con la partecipazione di Niki Vendola (ex? Comunista) e quelle della destra con la partecipazione di Angelino Alfano e di altri candidati tra i quali la Santanchè.

Secondo i sondaggi il PD sarebbe attualmente il primo partito con circa il 29% dei voti, seguito dal Movimento 5 Stelle di Grillo con il 18% circa, dal PDL con il il 15-16%, e poi dall’UDC, dalla Lega e da Sel.

Comunque risulta che la maggior parte dei voti presi da Grillo sono di elettori di sinistra,mentre quelli di destra preferiscono astenersi.

In Sicilia la destra è riuscita a perdere le elezioni contrapponendo due candidati, Musumeci e Miccichè, che si sono elisi a vicenda, consentendo a Crocetta, candidato del PD e con il sostegno dell’UDC, di essere eletto presidente della regione.

In campo nazionale PDL, Lega, UDC e FLI con un colpo di mano hanno ad inizio novembre approvato un emendamento alla legge elettorale che consente al partito o alla coalizione che raggiunga il 42,5% dei voti di ottenere il premio di maggioranza.

Così facendo si impedirebbe alla coalizione PD - Les (più forse l’IdV di Di Pietro) di conseguire il suddetto premio per cui le prossime elezioni politiche non sarebbero vinte da nessuno e l’unica soluzione possibile sarebbe arrivare ad una riconferma del Governo Monti, soluzione comunque preferibile a quella di un governo delle sinistre, anche se il futuro programma prospettato dei “tecnici” è demenziale.

Secondo il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo “Stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità.
E naturalmente non possiamo permettercelo. Quando è così bisogna ridurre i consumi”.

E quindi peggiorare la recessione, aggiungiamo noi.

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