POVERA ITALIA, POVERI NOI

autore: 
Roberto Vittucci Righini

Vi sono alcuni princìpi economici che secondo me sono chiari ma che o non lo sono per i commentatori specializzati, oppure vengono dagli stessi taciuti e non trattati per non dispiacere a qualcuno (e noi, semplici uomini della strada ma non allocchi, ben sappiamo a chi).

Spread

Lo “spread” vale a dire il rapporto tra i titoli di Stato (Btp) italiani e quelli (Bund) tedeschi è determinato dalla speculazione internazionale che ha tutto l’interesse a far apparire deboli e poco sicuri i titoli italiani, imponendo così alla nostra Nazione tassi altissimi per poterli piazzare specialmente tra gli investitori esteri.

Questo stato di cose che perdura ormai da anni e che è diventato di pubblico dominio in particolare dopo l’adozione dell’euro, fa oltremodo comodo a quelle che taluni definiscono “nazioni virtuose” e che io denominerei "profittatrici”, le quali non hanno il minimo interesse a che ai titoli italiani venga riconosciuta quella solidità di rimborso alle scadenze, che è piena ed è garantita tra l’altro dalle nostre notevoli riserve auree oltre che dall’immenso patrimonio immobiliare pubblico.

Grazie, infatti, alla determinazione in valori alti del preteso rischio ad investire in titoli di Stato italiani, altre Nazioni ed in particolare la Germania riescono a piazzare i propri titoli senza remunerazione o quasi, e cioè a tassi bassissimi se non del tutto inesistenti, ottenendo così senza spesa enormi flussi di denaro con i quali finanziare le attività economiche delle proprie imprese e dei propri commerci.

Le Nazioni che traggono vantaggio da tale situazione, non avendo il minimo interesse a che l’Italia riesca a finanziare in modo più economico le proprie industrie e, quindi, la propria ripresa, sono portate a frenare gli interventi della Banca europea - Bce a nostro favore, infischiandosene che l’Italia cada sempre più nel baratro della speculazione e dell’indebitamento.

Agenzie di rating

Analogo discorso vale per il “rating” vale a dire per il giudizio che tre Agenzie, guarda caso tutte degli Stati Uniti d’America, danno sul debito pubblico italiano, di tanto in tanto declassato per la gioia degli speculatori internazionali che non si peritano da investirvi a condizione però di trarne ingenti interessi, e così utili, non giustificati dallo stato dei fatti.

Come riconosciuto nel rapporto di R&S di Mediobanca, i big del credito europeo riducono i prestiti a famiglie e imprese e puntano sui titolo sovrani dei Paesi più deboli, che rendono di più.

Imposte

È giusto, doveroso e necessario che le imposte siano pagate, ma è assurdo il principio adottato in Italia per il quale viene colpita la proprietà anziché il reddito. Periodicamente si legge sui giornali o si sente dalla radio o dalla televisione, che qualche politico ventila la possibilità d’introduzione di un’imposta patrimoniale, ed è ora che qualcuno faccia sapere a costoro che la patrimoniale già esiste nel nostro maltrattato Paese.

Come, infatti, altrimenti definire l’imposta che colpisce la proprietà degli immobili anziché il reddito o la rendita che dagli stessi si ricava e che, quindi, non tiene in minimo conto la possibilità, sempre maggiore in questi tristi tempi di crisi, che gli immobili non diano alcun reddito per essere sfitti oppure inagibili ed inutilizzabili? Ancora più grave sarebbe l’allucinante ampliamento (da qualcuno ventilato) della tassa sullo smaltimento rifiuti sino a farle comprendere ogni tipo di locale e di immobile e così anche quelli che non possono produrre il minimo rifiuto, ruderi compresi, per essere vuoti, privi di utenze, abbandonati ed inutilizzati.

Quale patrimoniale vogliono questi signori introdurre per colpire ulteriormente quella non piccola parte di immobili che non solo non dà alcun reddito, ma già costa e penalizza abbondantemente i proprietari con spese sovente gravose di riparazione, con spese - ove vi sono - condominiali, e via dicendo?

Ma lo scagliarsi, come sta facendo l’Italia, contro la proprietà immobiliare è foriero di maggiori e incalcolabili danni ove si tenga presente che a seguito degli aumenti dell’Imu (con esclusione della sola prima casa) che colpiscono quei risparmiatori e quei pensionati che hanno investito i frutti del proprio lavoro in un immobile da affittare, nonché della tassa sullo smaltimento rifiuti (Tarsu o Tares o chi per esse), molti privati hanno dovuto ricorrere a finanziamenti e mutui bancari per poter pagare le cartelle relative, offrendo in garanzia gli immobili stessi che corrono il rischio di perdere ove non siano poi in grado di onorare le rate conseguenti di debito con gli Istituti di credito. In tal caso finiranno per ulteriormente arricchirsi le Banche, a danno dei privati così espropriati senza tra l’altro che lo Stato spendaccione riesca a ridurre il debito pubblico costantemente in aumento.

 

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