Contro l’euro. Una battaglia di libertà che dobbiamo vincere!

autore: 
Alberto Conterio

Sono convinto che superate le elezioni europee e votata la legge elettorale, l’esecutivo Renzi abbia compiuto il suo obiettivo. Si tornerà a votare presto!
Credo che sia giusto prendere una posizione avendo bene in mente il pericolo mortale verso cui stiamo camminando e le possibili soluzioni per uscire dalla crisi.
Perché, è ormai evidente a tutti che l’Italia ristagna in profonda crisi. Una crisi economica senza fine, in continuo aggravamento, che sta minando l’ordine sociale nazionale e che ha già minato a più riprese la stessa democrazia che (a parole) tutti hanno a cuore!
Quale la causa? Il motivo?
Mai che venga chiaramente individuato, complice buona parte della pubblica informazione drogata, anzi, collusa con i poteri che traggono interesse, affinché la causa vera di questa tragedia nazionale venga marginalizzata o meglio ancora occultata alla gente comune.
Sia la televisione che la carta stampata però, offrono l’agnello sacrificale di turno dribblando la verità, mosse da una regia internazionale che ha ormai del tutto esautorato la sovranità popolare.
Così di volta in volta, la nostra intelligenza viene confusa e ingannata da argomenti quali il numero della auto blu, il peso della giustizia malata, i privilegi della Casta, l’indispensabilità della riforma elettorale, le colpe della Net generation, la corruzione, i costi della politica, la mancata riduzione della spesa pubblica improduttiva, l’acquisto degli F.35, il cuneo fiscale che zavorra la nostra competitività ecc. ecc., in un carosello forzato che non prevede riflessioni e domande, che ha il solo scopo di gettare fumo negli occhi al popolo ingenuo. 
 
Fermiamoci un istante: quando nei primi anni ’80 del secolo passato, l’Italia galoppava economicamente in tutti i settori, superando il Pil della Gran Bretagna, ed era prossima ad affiancare l’economia francese con la Germania ormai «nel mirino», la corruzione e i privilegi della Casta non erano presenti nel Paese?
Le auto blu erano forse meno? La pubblica amministrazione costava forse meno dell’attuale e la sua efficienza era superiore? Non abbiamo forse acquistato in quel periodo i famosi Lockheed dello scandalo? Non era forse il periodo in cui lo Stato italiano spendeva di più nel settore pubblico?
Negli ultimi dieci anni i nostri giovani hanno forse perso completamente la voglia di fare e di lavorare? Credo che la risposta sia chiara! E allora… questa crisi a cosa è dovuta?
 
Smettiamola di farci ingannare da questi specchi per allodole, lo scopo è evitare di discutere della vera causa strutturale. Il dito va puntato con coraggio sull’euro e l’europeismo malato che ci hanno venduto come panacea a tutti i nostri difetti.
Perché dal giorno della sua introduzione, non solo i nostri mali non sono stati risolti, ma dal quel giorno preciso l’andamento della nostra economia ha preso a puntare verso il basso fino al baratro attuale. I nostri difetti italici, sono dunque causa dell’attuale crisi?
No, sicuramente non sono il fattore scatenante o la principale causa.
Con questo, non desidero giustificare la corruzione, così come non desidero che si pensi che sono favorevole agli sprechi. Credo però che occorra lavorare sulle priorità. Oggi la priorità assoluta riguarda la nostra economia, l’occupazione, la salute e la competitività delle nostre aziende.
Tutto il resto passa in secondo piano. Come recuperare ciò?
 
Vi sono due soluzioni sole: una guarda alla distruzione del nostro ordine sociale per mezzo di sempre nuove e più onerose tassazioni accompagnate da una netta riduzione di salari e stipendi (è il metodo Monti e dell’Europa - già visto in opera in Grecia) senza peraltro aver risolto la situazione.
La seconda soluzione invece prevede di riacquistare la nostra piena libertà e sovranità, uscendo dalla gabbia dorata (si fa per dire) dell’euro. 
 
Non ci sono né se e né ma, l’opzione 3 non è prevista perché non esiste una soluzione che può ribaltare una situazione che si fonda su uno squilibrio di base: «Un cambio fisso, valido per tutti senza tenere conto di economie diverse tra loro, troppo diverse, nelle origini, nello sviluppo e nelle potenzialità».
Uscire dall’euro ci permetterebbe di rivedere completamente la nostra economia, tornando ad attuare le politiche più opportune e adatte al nostro tessuto industriale o a ciò che resta, facendo investimenti mirati a rilanciare l’industrializzazione privata e pubblica, le infrastrutture, la ricerca, l’istruzione e i servizi sociali.
A mare il crimine del fiscal compact e il principio del pareggio di bilancio!!!
Chiaramente, il tiro incrociato di coloro che hanno venduto anche l'anima a Bruxelles (l'ex presidente del Consiglio Enrico Letta ad esempio, ha scritto pure un libro sull’argomento Morire per Maastricht) sarà rabbioso, siatene certi, ma tutti gli indici economici sono contro questa lobby. 
La mancata e leale informazione li protegge, solo quello! 
Come faremo con il debito pubblico?  Quanto salirà l’inflazione? 
Saremo costretti a svalutare la nostra moneta e quanto valore perderanno le proprietà?
E avanti con tutta una serie di luoghi comuni e palesi falsità, possibili solo grazie alla politica dello struzzo e la connivenza tragica dei media. Lo scopo loro è di incutere la paura necessaria a paralizzare la situazione alle condizioni attuali.
 
Una risposta sola dovrebbe però darci il coraggio di agire e di porre fine ad ogni nostro eventuale dubbio. La libertà non ha prezzo. La libertà di poter decidere in piena autonomia non ha un valore, perché è troppo preziosa.
La libertà non è negoziabile. Questa decisione, che può solo essere politica, e che deve essere presa al più presto per salvare ciò che resta di un grande Paese, non ha nessun impedimento giuridico come ha ben evidenziato il Prof. Giuseppe Guarino in diverse conferenze sull’argomento. Il Prof. Alberto Bagnai o il Prof. Claudio Borghi, inoltre, hanno escluso impedimenti tecnici. Occorre sapere inoltre che la gestione corretta dell’uscita dall’euro, pur avendo un costo, non provocherà la povertà e l’aumento indiscriminato dei prezzi, ma ci proteggerà da questi, rilanciando in breve tempo la nostra competitività generale, l’occupazione nazionale, i consumi interni e le nostre esportazioni.
 
Quando si parla di euro, inoltre, non facciamoci confondere con discorsi di appartenenza politica (di destra o di sinistra) concentriamoci piuttosto sull’obiettivo: superare al più presto questa anomalia!
Dovrà essere il popolo italiano con la possibilità offerta dalle prossime elezioni a dare forza alla politica perché intraprenda con fermezza questo percorso. 
Abbiamo una grossa responsabilità nei confronti della memoria dei nostri Nonni così come abbiamo una grossa responsabilità verso il futuro dei nostri Figli.
Non è troppo tardi!
 

 

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