Noi non siamo Charlie

autore: 
Massimo Mallucci

Pubblico attacco del deputato Peillon alla Chiesa Cattolica 

Ai nostri lettori più attenti non sarà sfuggito come gli islamisti assassini e le povere vittime di un barbaro assalto terroristico siano stati strumentalizzati dagli assertori di un laicismo, altrettanto brutale ed irrispettoso per i valori che si trovano più racchiusi nel cuore degli uomini.
Questi valori si chiamano «Fede». Il giornale francese è blasfemo ed insolente. Da oltre un anno e mezzo aveva pubblicato vignette indescrivibili contro i simboli più Sacri della Religione Cattolica.
Tutto ciò nella più assoluta impunità e nel silenzio, quasi totale, delle gerarchie ecclesiastiche.
 
Frasi ad effetto ed inconcludenti, parole d'ordine che vorrebbero essere «irrevocabili», ci hanno trasmesso un'immagine di libertà che non è la nostra. Si tratta di una libertà strettamente connessa alla costruzione di una Europa, impostata all'insegna del pensiero unico, della omologazione delle coscienze e della globalizzazione dei cervelli, per poter affermare un super Stato senz'anima, di tecnocrati e di banchieri, molto lontano dalla gente comune.
 
Questa Europa è stata costruita intorno al pensiero di Voltaire che affermava, in modo prepotente, come la libertà non dovesse essere concessa a tutti quelli che le sono ostili. 
Certamente non è stata costruita sulla base delle comuni radici Cristiane. 
 
A seguito dei tragici fatti di Parigi, riecheggiano le parole del Cardinale Pie, antico Vescovo di Poitiers, il quale affermava «non vi è futuro per gli Stati che hanno fondato le proprie radici escludendo Dio e combattendo la Chiesa. La violenza, l'ingiustizia, l'immoralità, l'insicurezza, la disperazione, le distruzioni sono tutte conseguenze di queste ideologie» che ci stanno soffocando.
 
Non possiamo non condividere gli ammonimenti, quasi profetici, di Maurizio Blondet che, agli inizi degli anni novanta scriveva: «Fino a ieri la rivoluzione ha aggredito gli ordini politici e sociali in cui si rifletteva un barlume della perfezione divina; da ora in poi l'aggressione è volta all'essere creato  ad immagine e somiglianza di Dio. È nell'uomo interiore e nelle sue gerarchie (intelligenza, volontà, sentimento) che la rivoluzione porterà la sovversione.»
 
L'Europa degli affaristi che accumulano grandi ricchezze per pochi e distribuiscono miseria e disperazione per molti nasce, appunto, con il prepotente rifiuto di ogni Fede. Questa Europa, non più unita dalla comune matrice Cristiana, ma dal rifiuto della Fede, sembra essere il trionfo delle concezioni di Voltaire, per cui non deve essere concessa alcuna libertà a quelli che vengono identificati come nemici della libertà.
 
Il culto giacobino per uno Stato onnipotente viene, ora, sommato al primato dell'economia sulle esigenze sociali e politiche. Si tratta dell'abbattimento di ogni possibilità di protesta e di affermazione di diritti, attraverso i sindacati, le associazioni di categoria, i corpi intermedi.
 
A colpi di laicismo non si fermerà nessuna violenza, anzi, si moltiplicherà, purtroppo. In questo senso sono chiarissime le dichiarazioni del deputato francese Vincent Peillon: «Fin'ora abbiamo fatto una rivoluzione essenzialmente politica e non una rivoluzione morale e spirituale. Abbiamo lasciato che la Chiesa Cattolica controllasse il campo morale e spirituale. Ora è necessario sostituirci alla Chiesa. Non potremo mai costruire un paese libero con la religione Cattolica. Abbiamo bisogno di inventare una religione repubblicana, che dovrebbe accompagnare la rivoluzione materiale. Questa religione è, infatti, la laicità.»
 
Con tali dichiarazioni pubbliche riteniamo che il laicismo abbia, ormai, rotto ogni argine e rappresenti se stesso senza pudore e senza timore di essere ostacolato. Gli eredi della rivoluzione ci consentono di vedere, nei fatti, come, nella storia, si sia manifestato l'orribile legame tra il terrore giacobino e quello bolscevico, tra Robespierre e Stalin, tra Carnot e Lenin. Le epurazioni giacobine, dei vari comitati di salute pubblica, hanno anticipato gli omicidi della Ceka. La barbarie avanzerà e ci troverà indifesi. È giunto il momento di ripensare la nostra modernità e rifondare i nostri Stati.
Una volta insegnavano, semplicemente, che la libertà di una persona deve finire dove inizia la libertà dell'altro. Anche l'educazione, però, è stata soppiantata da questa «Calcutta» (rappresentazione teatrale sessantottina) parossistica, che è diventata la nostra società.
 
 
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