STORIA DELLE MEDAGLIE DI CASA SAVOIA

autore: 
Marco Barbero

Nel 1757 Carlo Emanuele III ordinò a Lorenzo Lavy, il più eminente incisore piemontese dell'epoca, di dedicare una medaglia a ciascun Sovrano della Real Casa.

Le motivazioni di tale opera furono dettate in primo luogo dall'esigenza di Sovrani ed Ambasciatori di portare un dono in rappresentanza della Casata, ed in seguito di lasciare un'impronta tangibile nel tempo. Lavy eseguì 77 coni con l'ausilio dell'Abate Berta per le leggende dei rovesci delle medaglie; a causa della morte del Duca e delle ingenti spese che le coniazioni richiedevano, le medaglie non vennero però battute.

Fu per iniziativa dei sudditi di Carlo Felice che la ripresa del progetto del medagliere venne commissionata all'incisore Pietro Calmieri. Nel 1864 Luigi Torelli, ministro dell'Agricoltura, dell'Industria e del Commercio, in occasione di una visita presso la zecca, notò i coni inutilizzati e incaricò i più noti incisori dell'epoca di portare a termine l'antico progetto.

Furono coniati sul diritto di tutte le medaglie il busto del Sovrano, sul rovescio la rispettiva moglie con i figli o scritte che ricordavano la firma di trattati, decreti sociali e legislativi, do nazioni, annessioni, vitto rie, assedi, guerre, nuove costruzioni, fondazioni di nuove istituzioni ed accademie.

Ricorderò alcuni dei rovesci più significativi della Dinastia cominciando dal capostipite Umberto Biancamano dove la scritta ricorda il suo intervento in difesa della Borgogna contro il Conte della Champagne; Oddone, l'acquisizione del dominio al di là delle Alpi attraverso il matrimonio con Adelaide figlia di Manfredo II, marchese di Susa; Amedeo II e l'intervento suo e dalla madre Adelaide con Enrico IV e Gregorio VII, allo scopo di favorire l'incontro e la pace di Canossa; Amedeo III e la sua partecipazione alla Crociata in Palestina indetta da S. Bernardo di Chiaravalle; Amedeo IV e le riconquiste della Valle d'Aosta e di Sion; Amedeo V e la liberazione di Rodi e dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme assediati da Ottomano I; Edoardo e la vittoria a fianco di Filippo il Bello di Francia contro i fiamminghi; Amedeo VII e la sottomissione spontanea degli abitanti di Nizza e Ventimiglia abbandonati dal Re Ladislao; Amedeo VIII e la sua incoronazione da parte dell'imperatore Sigismondo a Chambéry; Ludovico ed il Consiglio di Giustizia e l'Università rimasti a Torino; Carlo I e la donazione del Regno di Cipro da parte della zia Carlotta di Cipro; Emanuele Filiberto e la vittoria di San Quintino sull'esercito francese del Montmorency; Vittorio Amedeo I e la guerra di Monbaldone sul Bormida a fianco dei francesi contro la Spagna; Carlo Emanuele II e la nuova strada tra Chambéry e Lione per agevolare le comunicazioni transalpine; Vittorio Amedeo II e la liberazione di Torino dall'assedio dei francesi nel 1706; Vittorio Amedeo III e una serie di medaglie che commemorano la fondazione dell'Istituzione dell'Accademia di Belle Arti, dell'Accademia delle Scienze, della Società Agraria, nonchè interventi legislativi in campo alimentare; Vittorio Emanuele I con una per il suo ritorno a Torino e un'altra, si presume, per l'adozione dell'italiano come lingua nazionale, datata 1815; Carlo Felice per la gloriosa vittoria della squadra navale sarda a Tripoli il 27 settembre 1825; Carlo Alberto e la concessione dello Statuto nel 1848 e l'emanazione del nuovo Codice Civile nel 1837; Vittorio Emanuele II con una per ricordare l'impegno all'unità d'Italia preso dal Re con il discorso d'apertura del Parlamento il 10 gennaio 1859, ed un'altra per l'assunzione del titolo di Re d'Italia, con il decreto firmato in data 17 marzo 1861 per voto unanime del Parlamento.

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