Mani pulite: fu vera gloria?

 
Il colpo di Stato giudiziario extra parlamentare
 
Gli sviluppi che riguardano lo scandalo del Mose sulla laguna veneta – vedi l’arresto dell’ex presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan –  hanno riportato alla memoria di molti italiani il periodo di «mani pulite». Il sentir comune della gente, protenderebbe chiaramente per una nuova stagione di processi, arresti e quant’altro, utile a far piazza pulita della corruzione e delle altre nefandezze.
Ripercorrendo oggi, a distanza di anni quella storia, possiamo ancora affermare però, che è servita veramente a questo «mani pulite»?
 
 
Credo che occorra fare un’analisi politica che si tenga lontana dal rumore di fondo dei luoghi comuni e dal «circo mediatico» nazionale, impegnato a elevare «mani pulite» a un momento di gloria, di rinnovamento dello Stato, di pulizia appunto… per avere delle risposte obiettive.
Congediamoci quindi dai luoghi comuni e dai «giornalai italiani» per fare a distanza di oltre vent’anni una critica obiettiva di quei fatti.
 
Facendo questo esercizio, ritengo che «mani pulite» sia stato il momento dell’affermazione del «Dio mercato», della forma merce, dell’economia e della finanza sulla politica. Qual è il contesto storico del periodo? Nel 1989, il «capitalismo» trionfa sul comunismo a seguito della caduta del muro di Berlino. All’alba della nuova era che si stava prospettando, coloro che rappresentavano il vertice di questo sistema avevano la necessità di sbarazzarsi di tutto ciò che poteva rappresentare un freno alla loro corsa. Una corsa la loro, che appariva illimitata, proprio perché con l’implosione dell’Unione Sovietica, di colpo, non esisteva più il contrappeso politico e militare rappresentato dall’ideologia comunista.
Di li a poco tempo, guarda caso, si sarebbe giunti in Italia al colpo di Stato giudiziario extra parlamentare, con il quale venne rimossa quasi completamente quella che in seguito verrà poi sempre identificata come «la prima repubblica».
 
Corrotta quanto si vuole, la classe politica e dirigente della «prima repubblica» , rappresentava comunque il primato della politica e delle conquiste sociali sull’economia. Dopo «mani pulite», questo «primato» viene sostituito da un altro: il primato dell’economia e della finanza sulla politica. Non è un caso infatti che dopo il 1992, si siano avute soltanto rinunce e limitazioni dei diritti sociali e con essi limitazioni e rinunce al nostro tenore di vita economico.
 
«Mani pulite», per farla breve ha rappresentato il momento di transizione tra un capitalismo ancora etico e rispettoso del progresso sociale ed economico della Nazione, con il capitalismo estremo e globalizzatore dei finanzieri d’assalto, che per svolgere senza intralci i loro sporchi affari e interessi, avevano bisogno di annullare il controllo della politica dal sistema economico.
 
Questo controllo, era stato effettuato durante tutto il periodo della «prima repubblica», dal duo Democrazia Cristiana – Partito Comunista Italiano, in accordo e/o stimolo reciproco: Lo stato sociale creato nel dopoguerra, rispondeva a questo accordo, attraverso il controllo dell’economia. Una serie di politiche sociali concesse dalla DC in risposta alle analoghe politiche sovietiche, e dal Partito Comunista Italiano, una serie di conquiste sociali e sindacali stimolate dalla lotta di classe ad immagine e somiglianza di quanto succedeva oltrecortina.
 
Un colpo di Stato dunque! Questo è stato «mani pulite»! Dopo di allora, il capitalismo cinico della finanza occupa tutta la scena, rimuovendo la politica, i diritti delle persone e lo stato sociale, in favore della competizione, del mercato e della forma merce in ogni settore della vita nazionale, attraverso le rivoluzioni e/o riforme liberali e liberiste iniziate da Berlusconi e che saranno presto completate da Matteo Renzi.
 
Non a caso Renzi e Berlusconi attraverso il «patto del Nazzareno» vanno magnificamente d’accordo! Chi crede che Renzi sia soltanto un’anomalia della sinistra italiana, risponde inconsapevolmente al condizionamento mediatico del servizio pubblico di informazione, che ha rimosso dalla memoria collettiva la metamorfosi subita dalla sinistra italiana. Questa, dopo il 1989, supera lo scoglio di «mani pulite» reinventandosi nella sequenza PCI – PDS – DS –PD, passando dalla finta opposizione costruttiva di prima, al finto governo ossequiante la finanza poi, di cui Renzi oggi, è il rappresentante di punta.
 
E, ancora una volta, non è un caso se, le spinte più energiche all’integrazione europea sono venute dai governi di sinistra o sinistroidi!
«Mani pulite» quindi non rappresenta – secondo il mio modesto parere – un successo o un momento di gloria nazionale, bensì una tragedia. Non solo non ha risolto il problema della corruzione, ma ha condotto al macello il sistema politico ed economico italiano, sostituendolo con un sistema liberista-finanziario, che, dalla corruzione e dalla privatizzazione dei diritti altrui, trae il suo guadagno e la sua stessa ragione d’esistere.   
 

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