ITALIA REALE
Trimestrale del movimento politico "Italia Reale - Stella e Corona"
IL REFERENDUM ISTITUZIONALE
L’insigne giurista Avv. Guido Jetti, Presidente aggiunto Onorario della Corte Suprema di Cassazione, è autore di un saggio caratterizzato da grande interesse ed elevata scienza giuridica sul quale si spiega come l’Italia nel 1946 da Regno diventò repubblica.
L’opera è stata recensita dai maggiori organi di stampa tra i quali il quotidiano Libero. L’autore espone in modo chiaro ed incontrovertibile i vari passaggi attraverso i quali si giunse alla “vittoria repubblicana”. Il 10 giugno 1946 a Montecitorio il Primo Presidente della Suprema Corte Dott. Giuseppe Pagano anzichè proclamare, com’era previsto, i risultati del referendum istituzionale, si limitò a comunicare il numero dei voti a favore della repubblica, pari a 12.672.767 e quelli a favore della Monarchia, pari a 10.688.903 e fissò una successiva seduta al 18 giugno per la comunicazione del numero totale dei votanti e di quello dei voti nulli, nonch? del giudizio definitivo in ordine alle contestazioni, alle proteste ed ai reclami che erano numerosissimi.
Il 10 giugno, non si addivenne quindi alla prevista proclamazione della repubblica e si diede l’avvio ad una serie di iniziative dirette a forzare la situazione.
Lo stesso giorno in seno al Consiglio dei Ministri si tentò addirittura di sostenere la tesi che la vittoria della repubblica sarebbe stata definitiva, per cui un’ulteriore pronuncia della Suprema Corte sarebbe diventata superflua. Vi fu anche chi, da parte monarchica, prospettò l’ipotesi di nominare nel frattempo Alcide De Gasperi Luogotenente del Re.
Tuttavia nella medesima notte il Consiglio dei Ministri con l’unica eccezione del liberale Cattani fece un comunicato nel quale si affermava che i dati proclamati dalla Corte Suprema davano la maggioranza all’istituzione repubblicana.
Nella notte tra il 12 ed il 13 giugno il Consiglio dei Ministri, sempre con l’eccezione di Cattani, affermò che i risultati del referendum comunicati dalla Cassazione avevano “portato automaticamente alla instaurazione di un regime transitorio” durante il quale le funzioni di Capo dello Stato sarebbero state assunte automaticamente dal Presidente del Consiglio. Veniva così operato un vero e proprio “colpo di Stato”.
Furono conseguentemente esercitate pressioni su S.M. il Re perchè disponesse la destituzione dei ministri ed il loro arresto, ma Umberto II preferì evitare la guerra civile e recarsi in esilio emanando un proclama nel quale denunciava l’atto rivoluzionario ed al contempo scioglieva dal giuramento al Re, non da quello alla Patria, tutti coloro, militari e civili, che lo avevano a suo tempo prestato.
Tutti gli eventi di quelle giornate convulse e dense di pericoli sono stati ripercorsi in modo scientifico ed equilibrato dal valido Autore, il quale ha evitato di inserirsi nella polemica politica dando invece luogo ad una chiara esposizione di carattere giuridico e storico. La partenza del Sovrano, prima del 18 giugno, favorì la soluzione repubblicana e la tesi che per elettori votanti dovessero intendersi soltanto quelli che avevano votato a favore di una delle due istituzioni, con esclusione quindi dei voti nulli e delle schede bianche. Ove fosse prevalsa la tesi opposta la maggioranza repubblicana si sarebbe ridotta a soli 250.000 voti ed avrebbe potuto addirittura essere ribaltata dai 900.000 voti delle province di confine che avrebbero dovuto recarsi alle urne in epoca successiva.
Per non parlare, aggiungiamo noi, degli innumerevoli brogli a favore della repubblica. Basta citare a questo proposito la famosa lettera in data 4/6/1946 di De Gasperi al Ministro della Real Casa Falcone Lucifero, nella quale affermava testualmente:“Stando così le cose, non ritengo più possibile una vittoria repubblicana”.
Ed ora la “festa della repubblica” è celebrata addirittura il 2 giugno!