L'eccidio di via Medina di Napoli, nascosto dalla repubblica

Dopo 77 anni ricordiamo la brutale repressione anti monarchica avvenuta in via medina di Napoli, quando sotto il fuoco dei mitra degli ausiliari di pubblica sicurezza, voluti dal Ministro dell'Interno Romita, morirono 9 giovani monarchici con un centinaio di feriti : Ida Cavalieri (19 anni), Vincenzo Di Guida (20 anni), Gaetano D'Alessandro (16 anni), Mario Fioretti (21 anni), Michele Pappalardo (22 anni), Francesco D'Azzo (21 anni), Guido Beninato, Felice Chirico, Carlo Russo (14 anni).
 
La storiografia repubblicana non ricorda questo eccidio, che con questo silenzio continua ad uccidere quei giovani italiani, colpevoli solo di manifestare apertamente e pacificamente i loro ideali ( armati solo di Bandiere, foto e tanto amore per il Re ed alla Patria) e la contrarietà all'esito del Referendum istituzionale.
 
Al referendum istituzionale del 2 - 3 giugno 1946 la repubblica ottenne 12 milioni di voti e la Monarchia 10 milioni. Ma l'Italia è spaccata: il Sud per la Corona, il Nord contro.  La maggioranza doveva essere calcolata sul totale dei votanti (incluse quindi le schede bianche e nulle), e visto i numerosi ricorsi presentati dai monarchici il risultato non era chiaro. Il 10 giugno la Cassazione ufficializza il verdetto delle urne, ma non proclama la repubblica (che non fu mai proclamata !), riservandosi di esaminare le contestazioni.
 
Davanti all’incertezza dell’esito del referendum e allo scontro tra De Gasperi e Umberto II, comincia a diffondersi notizie di brogli a danno della Monarchia, e i napoletani, dal 5 Giugno scendono in piazza invocando il Re. A Napoli già teatro in precedenza di scontri sanguinosi, e dove Romita aveva militarizzato la città con la polizia ausiliare, si arriva alla strage di via Medina dell'11 giugno 1946 che segna l'apice dei disordini seguiti al referendum istituzionale.
 
A Napoli dove la popolazione aveva dato l'83% dei voti alla Monarchia, la folla assale la sede del Pci, in via Medina, dove era esposto un tricolore con l’effigie di una testa di donna turrita nel campo bianco al posto dello stemma sabaudo. Per i monarchici è una vera e propria provocazione, e scoppia una violenta battaglia risolta dalle mitragliatrici della polizia ausiliaria (composta perlopiù di ex partigiani violenti), che falciano i dimostranti: sul terreno restano 9 morti, oltre 150 feriti , tutti monarchici.
 
Senza aspettare il responso della cassazione del giorno 18 giugno, con un colpo di Stato De Gasperi si appropria le funzioni di capo di stato provvisorio dello Stato.
 
Il 13 giugno Re Umberto II lascia la Patria per evitare che il Paese cadesse in una guerra civile, inviando agli italiani un proclama che spiegava i fatti.
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