Il messaggio di fine anno del Principe Vittorio Emanuele di Savoia agli italiani

Data: 
31 dicembre 2020

Pubblichiamo il tradizionale Messaggio di fine Anno inviato agli Italiani da parte di S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, Capo della Real Casa, pervenuto dalla sua Segreteria.

 

Ginevra - 31 dicembre 2020
 
Cari Italiani,
l’anno appena trascorso resterà indelebilmente impresso nelle nostre menti e nei nostri cuori.
La pandemia, abbattutasi come un ciclone sulla nostra Patria e su tutto il mondo, ha stravolto le nostre vite, ha colpito con spietata freddezza i nostri affetti, ci ha confinato nelle nostre abitazioni e ha causato un effetto tsunami sull’economia, spazzando via in pochi giorni le sicurezze di un mondo globalizzato che si sentiva invincibile.
Difficilmente potremo dimenticare quella colonna di camion del nostro Esercito carica di bare a Bergamo: una scena che ha richiamato immagini di conflitto che non avremmo mai pensato di vedere in tali frangenti.
 
Eppure, accanto all’orrore e alla paura, come nei momenti più difficili della nostra storia nazionale, stiamo vivendo una tragedia che ci ha unito nel dolore e non ci ha disperso.
Abbiamo fino ad ora fronteggiato tale avversità con spirito patriottico, guardando finalmente oltre le fazioni e gli interessi di parte.
Molti Italiani hanno forse riscoperto il senso della Patria, il valore delle istituzioni e della solidarietà civica in un Paese che non ha certo bisogno di rifarsi a modelli internazionali, poiché dalle proprie radici sa trarre l’energia necessaria per continuare a camminare lungo il sentiero della storia.
La situazione si è fatta occasione: un momento per essere uniti, e non “calpesti e divisi”, né condannati a essere cittadini di un indefinito “villaggio globale” che ci vorrebbe numeri e non Italiani e che ha dimostrato tutti i suoi limiti in questo 2020.
 
Il mio pensiero e l’affetto della mia Casa vanno alle vittime del Covid-19, ai loro familiari e a quanti sono rimasti coraggiosamente al proprio posto: infermieri, medici, operatori sanitari, Forze Armate e Forze dell’Ordine, sacerdoti, insegnanti, volontari, badanti e a tutte quelle persone che conoscono la via del sacrificio per il bene della collettività.
Anche Casa Savoia, attraverso i propri Ordini Dinastici, ha cercato di non far mancare il proprio modesto ma per essa importante contributo alla lotta contro il virus e per rispondere all’emergenza sociale innescata dalla pandemia.
 
Un’ulteriore luce rischiara il nostro sentiero: il 27 dicembre scorso anche l’Italia, con l’Europa, ha dato il via alla più grande campagna vaccinale che l’uomo ricordi. Il cammino per la rinascita si profila all’orizzonte.
Sappiamo quanto le nostre Forze Armate avranno un ruolo rilevante in tale campagna, organizzando la logistica necessaria.
Accanto a un sentimento di gratitudine e di rispetto per esse che dovrebbe essere sempre vivo in tutti i nostri concittadini (e non solo in questa circostanza), debbo associarmi
nuovamente a quanti, negli ultimi anni, hanno chiesto che le nostre Forze Armate e, in particolare l’Esercito Italiano, venissero messe nelle condizioni di operare con mezzi efficienti, valorizzando al massimo una professionalità invidiata da tutto il mondo. Spesso, mortificanti tagli e inqualificabili, seppur isolati, sfoghi politici, hanno messo ciò in discussione.
Credo che questa possa essere una grande occasione per il Paese per esprimere finalmente riconoscenza alle nostre Forze Armate non soltanto a parole, ma attraverso gesti concreti.
 
A tale proposito, permettetemi di formulare i migliori auguri di buon lavoro al nuovo Comandante Generale della gloriosa Arma dei Carabinieri, Generale Teo Luzi. L’Arma, custode della gloria di Pastrengo e del sacrificio di Giovanni Battista Scapaccino e di Salvo d’Acquisto, è da sempre nel cuore di ogni Savoia e lo sarà per sempre.
Nei momenti convulsi legati alla pandemia, le Forze Armate, e in particolare l'Arma con le sue stazioni ubicate in ogni angolo del Paese, hanno saputo essere vicine all'anziano che non poteva uscire a fare la spesa o ritirare la pensione, non lasciando solo nessuno e costituendo il più bel riferimento, la prosecuzione della propria famiglia, per tutti coloro che ne avevano bisogno.
 
Saluto con gioia il ritorno a casa dei nostri 18 pescatori di Mazara del Vallo, figli della splendida e a me cara Sicilia, con l'auspicio che simili episodi non abbiano più a verificarsi e che l'Italia torni a esercitare, nel pieno rispetto del diritto internazionale, il proprio ruolo nel Mar Mediterraneo a tutela dei suoi cittadini e dei suoi legittimi interessi nazionali.
 
Tra qualche settimana, il prossimo 27 gennaio, ricorrerà il 20° anniversario della scomparsa di mia Madre, S.M. la Regina Maria José. In questi ultimi mesi, ho spesso ripensato a Lei e al Suo coraggio di fronte a ogni avversità della vita, anche grazie a un volume recentemente pubblicato per le cure della Croce Rossa Italiana e dedicato al Suo lavoro di infermiera volontaria. Si parla tanto di “resilienza”: ecco, penso che gran parte della vita di mia Madre, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale, sia stata vissuta nel segno di tale virtù.
Soprattutto, Maria José ha saputo farmi comprendere l’importanza di un sorriso che, accanto all’ironia, è sempre il miglior farmaco per affrontare le contrarietà di ogni giorno, piccole e grandi.
 
Il mio augurio è dunque quello che il 2021 possa restituire a tutti noi e ai nostri cari quel sorriso che la pandemia ha spento solo per qualche istante. E non per sempre.
 
Vittorio Emanuele