In Romania il popolo si ribella e c’è lo scontro tra il primo ministro e il presidente.

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In Romania il governo ritira il decreto salva corrotti ma non si fermano le proteste dei rumeni, iniziate 8 giorni fa  in tutto il paese, che chiedono le dimissioni.
Intanto nasce lo scontro istituzionale tra il presidente e il primo ministro.
 
Domenica sera, nella piazza della Vittoria di Bucarest, c’è stata la più grande protesta contro il governo , dalla caduta del presidente Ceausescu nel 1989.  Una folla enorme ha riempito la piazza di fronte al palazzo del governo di Bucarest, che ha bloccato i treni della metropolitana ed i viali intorno alla piazza.
 
Anche se il governo ha abrogato il decreto che aveva indebolito la lotta anticorruzione, che ha spinto centinaia di migliaia di rumeni a protestare in tutta le città di Romania per diversi giorni consecutivi (un record),  i cittadini adesso chiedono le dimissioni del governo di Grindeanu, in carica da poco più di un mese.
 
I romeni non vogliono che i politici corrotti siano amnistiati e protetti dalla giustizia, la rabbia popolare è diretta contro l'establishment politico. “Sono talmente corrotti che, subito dopo l'insediamento, la loro prima priorità è stata la modifica della legge contro la corruzione”, ha detto al Guardian Andrei, 28enne.
 
Anche molti monarchici erano presenti nelle manifestazioni di protesta contro la legge che depenalizza la corruzione nel paese. 
 
La manifestazione era cominciata tra mercoledì e giovedì scorsi per protestare contro il decreto governativo che depenalizzava alcuni reati e riduceva le pene per i condannati di corruzione e abuso d’ufficio.  La legge contestata era stata approvata dal governo nella tarda serata di martedì 31 gennaio e pubblicata in Gazzetta all’una di notte. 
 
Con questo provvedimento il governo cercava di aiutare i politici condannati o far sfuggire alla giustizia coloro che era sotto inchiesta.  
 
Dopo aver affermato che non avrebbe ritirato il provvedimento, il 5 febbraio, in seguito alle proteste, il governo ha ritirato il decreto, ma nonostante la legge sia stata ritirata, i manifestanti continuano a riunirsi in piazza a Bucarest.
 
Nonostante l'ondata di proteste di piazza contro la corruzione, il primo ministro Grindeanu ha respinto le richieste di dimissioni del suo governo, e l'esecutivo di centro-sinistra è riuscito a rimanere indenne dal voto di sfiducia che si è svolto oggi in Parlamento. 161 deputati hanno votato sì alla sfiducia, 232 i no.
 
Il provvedimento era stato criticato anche dal presidente rumeno Klaus Iohannis, a capo dell’opposizione. Il presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha accusato il governo del primo ministro socialdemocratico, Sorin Grindeanu, di avere provocato la profonda crisi in cui è sprofondato il paese con le imponenti manifestazioni di protesta contro il decreto “salva-corrotti”, poi ritirato. Ma, al tempo stesso, si è detto contrario a un cambio di esecutivo e a eventuali elezioni anticipate : “La rinuncia al decreto e il possibile licenziamento di un ministro non sono abbastanza. Il voto anticipato è troppo". 
 
A sua volta Grindeanu ha attaccato il presidente della repubblica accusandolo di voler "insediare velocemente il suo governo".
 
Insomma anche in Romania si vede un grave limite della repubblica, e cioè lo scontro istituzionale che inevitabilmente nasce tra il presidente della repubblica e il governo.
In una repubblica il capo dello stato è un politico, e quindi il primo ministro rumeno (socialdemocratico) non può accettare le dichiarazioni del presidente, che è un suo avversario politico. 
 
Adesso in Romania i politici e le istituzioni hanno paura perché questo decreto “salva-corrotti” ha risvegliato il popolo che continua a protestare in tutte le città. 
 
Anche in Italia ci saranno imponenti manifestazioni popolari contro il regime ? 
 
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