PREGIUDIZI ANTIAMERICANI

autore: 
Massimo Mallucci

Quel grande controrivoluzionario ed antimodernista che è stato Peter Sellers, nel film Il ruggito del topo (1959), brillante commedia satirica antiamericana, riesce a mettere in bocca al Primo Ministro del minuscolo ed immaginario Ducato di Grand Fenwick, il programma per risanare i gravi problemi economici del piccolo Stato: bisogna dichiarare guerra agli Stati Uniti, per perderla. Così il popolo sconfitto potrà usufruire di ricchi doni, di aiuti ed interventi economici di ogni genere, da parte degli Yankées vincitori, subito pronti ad intervenire col “piano ricostruzione”, dopo avere distrutto il Paese nemico.

Per gli USA, infatti, ciò che conta effettivamente è il “grande business” ed, allora, cosa c’è di meglio se non distruggere per ricostruire, associando nell’impresa gli sconfitti, nell’ottica di un buonismo messianico che, sotto la bandiera del dollaro, possa portare la felicità, uguale e obbligatoria per tutti. Se, poi, uno non ci sta a diventare un robottino consumista e vivere allegramente all’insegna del motto delle multinazionali: lavora, produci e crepa, questi ci rimangono anche male e come bambini prepotenti, mai cresciuti, vogliono anche ragione ed ecco, pronti, i Tribunali internazionali che dicono loro quanto sono buoni e quanto siano ingrati i popoli che non manifestano gioia per le bombe che ricevono sulle loro teste. Infatti le bombe USA sono lanciate sempre per amore e per il bene del prossimo: soprattutto per affermare progresso e democrazia.

Abbiamo visto, ad esempio, in Africa gli effetti devastanti della decolonizzazione imposta, laddove popoli diversi ed antagonisti per secoli si sono ritrovati a far parte di uno stesso Stato, costruito a tavolino, dalle menti del Pentagono.

Massacri orribili, povertà e miseria ma, onnipresente, l’urna elettorale, nel più sperduto angolo della foresta. Del resto proprio gli Italiani, soprattutto del centro nord hanno potuto apprezzare, nell’ultima guerra, il biglietto da visita degli americani-liberatori, costituito dai bombardamenti indiscriminati di popolazioni inermi, nonchè di ospedali, chiese, scuole. Nei territori del sud liberati venivano imposti, invece, i più noti mafiosi, già sgominati dalla dura repressione del Prefetto Mori, nonchè famigerati gangster come Lucky Luciano che divenne consigliere politico del mafioso Charles Poletti, governatore militare dell’Italia occupata e/o liberata.

E’ evidente come tali personaggi abbiano ben potuto costituire il supporto di una classe politica emergente che si è impadronita dell’Italia post bellica, con tutti i guai dei quali, ancora oggi, subiamo le conseguenze. Se la felicità deve essere uguale e obbligatoria per tutti, nella prospettiva di un grande “villaggio turistico” mondiale, anche i sistemi elettorali che giustificano gli affari dei padroni della politica debbono essere uguali per tutti. Ecco, dunque, i costruttori del consenso, ben remunerati “animatori” del villaggio globale che, attraverso giornali, televisioni, spettacoli, pubblicità convincono la gente che il sistema di democrazia perfetta è quello bipartitico (il bipolarismo deve essere solo una fase di transizione) con repubblica presidenziale, quale ciliegina sulla torta.

Così, omologate le idee e ben schematizzati gli schieramenti, si potrà avere una maggioranza e un’opposizione, ove si pensa in modo istituzionalizzato per legge.

Chi osa proporre cose diverse è fuori dal sistema e potrebbe anche essere messo fuori legge, come nemico della così detta democrazia. In un sistema, ove la politica diventa una cosa per ricchi e i candidati vengono imposti dall’alto, alla lunga, la gente incomincia a capire che i programmi dei due schieramenti consentiti dalla logica dei padroni della politica non hanno praticamente differenze sostanziali, in modo che il vero potere, quello occulto, possa continuare a fare gli affari suoi, indipendentemente da chi vinca o perda.

Ecco, dunque, che inizia la reazione e la gente non va più a votare. Basti pensare che i Presidenti degli USA con tutto il potere che hanno, non rappresentano, mediamente, più del 20- 22% della popolazione.

Le lobbyes sono, comunque, soddisfatte: meno interesse c’è per la politica meglio è. Tanto il popolo deve ratificare decisioni già prese, credendo, invece, di essere protagonista. Il compito di indirizzare le masse a livello mondiale è un’idea fissa dei centri di potere USA che, ritenendosi portatori di luce (dal latino lucem-fero...luci-fero) hanno sempre programmato l’egemonizzazione delle coscienze, per imporre un’unica cultura a livello mondiale.

Questo progetto parte da lontano, per arrivare ai nostri giorni e, oggi, è ormai istituzionalizzato attraverso le organizzazioni mondialiste che intervengono, poi, sui programmi e sulle politiche dei singoli stati. L’Unesco dà vita, nel 1957, al Bureau International d’Education. In quell’anno è stato elaborato un manifesto programmatico, nell’occasione delle celebrazioni di Comenius, un eretico del ’600, affiliato alla setta massonica dei rosacroce, antesignano del sincretismo gnostico, caro a tutte le organizzazioni mondialiste, vessillifere dell’apostasia.

Questo progetto ha ben delineato l’impostazione dell’istruzione obbligatoria moderna che favorisce la cultura di massa, propinata dalle elementari, all’università. A tali impostazioni si sono dovute adeguare tutte le riforme dei singoli Stati. La distruzione della cultura tradizionale europea e di quella classica, in particolare, è un’altra idea fissa delle lobbyes americane che mirano ad una vera e propria corruzione dei giovani attraverso la demolizione, innanzitutto, della memoria storica. Segue la demolizione delle nozioni e l’impedimento ad esercitare la memoria. Con ciò, attraverso i nuovi programmi scolastici americanizzati, si ottiene la mancata fissazione dei concetti, del loro collegamento in ordine progressivo, salvo di quelli acquisiti per diretta esperienza: di fatto si attua una grave limitazione dell’intelligenza e delle sue potenzialità. In tali scuole lo studente accumula, così, lacune e matura una preparazione frammentaria che lo conduce a privarsi della capacità di scrivere correttamente nella propria lingua, di astrarre o solo ragionare logicamente. Le espressioni debbono essere solo quelle standardizzate dall’inglese, inteso come “superlingua” e ulteriormente schematizzate sul modello scheda informatica.

Espressioni gutturali, che ben si adattano all’imbestialimento progressivo dei rapporti umani, sono le conseguenze sotto gli occhi di tutti, che si possono cogliere quotidianamente nei dialoghi televisivi o camminando, semplicemente, nelle nostre strade.

Tutto ciò toglie ai giovani la possibilità di esercitare una coscienza critica, col fine di creare un’unica massa ipnotizzata, corrotta, di scarsa intelligenza, assolutamente conformista.

Questa povera umanità è stata progettata per essere la preda ideale dell’ultimo assalto, sempre proveniente dagli USA, che inizia negli anni ’60 in California, dalla quale arriveranno in Europa i così detti maestri dello Zen, portatori di una filosofia devastante, presto ratificata dalla stessa scienza, che allora era arrivata ad ipotizzare l’impiego dell’acido lisergico (LSD) come potenziatore delle capacità cerebrali. Queste teorie perseguivano il raggiungimento del paradiso in terra e di una felicità, uguale e obbligatoria per tutti, attraverso l’abolizione di ogni regola, ad eccezione di quelle economiche, ben inteso.

La tragedia del nostro tempo sta proprio nel fatto che un simile “impero” è riuscito a imporsi, nell’immaginifico collettivo, quale difensore della libertà, soprattutto nei confronti dell’altro impero, quello sovietico.

E’ ben vero che i regimi comunisti dovevano veder finire la propria tirannide e perfidia ma, a quei popoli liberati, non può essere offerta, quale alternativa, la cultura della Coca Cola. In occasione dell’abbattimento del muro di Berlino, il Papa, giustamente, ebbe a dire che la caduta dei regimi comunisti dell’Est Non aveva fatto venir meno le cause dell’ingiustizia che quei regimi avevano determinato.

In tutto ciò si manifesta un “serpente che si morde la coda”, in quanto i due imperi non sono altro che due faccie della stessa medaglia: l’inizio e la fine.

Cosa opporre a questa distruzione globale e progressiva?

La risposta è semplice: le elites, ben organizzate, preparate culturalmente, pronte ad occupare posti rilevanti quando, inevitabilmente, scoppierà il black out globale. Segnali di riscatto si trovano anche nella società americana, con manifestazioni di controrivoluzione, come il recente film La passione di Mel Gibson che, a pieno titolo, può entrare a far parte delle nostre elites tradizionali.

In tutto ciò la nostra speranza.

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