50° ANNIVERSARIO DELLA SECONDA REDENZIONE DI TRIESTE

autore: 
Riccardo Basile

26 OTTOBRE 1954 - 26 OTTOBRE 2004

Ricorre quest'anno il 50° anniversario del ritorno del Capoluogo Giuliano all'Italia.
La ricorrenza richiede attenzione, e a me che vivo a Trieste offre l'opportunità di rievocarne il percorso storico.

In premessa va detto:
• La data del ricongiungimento di Trieste alla madrepatria (26 ottobre del 1954) coincide con la perdita dell'Istria, di Fiume e di Zara, terre italiane da tempo immemorabile (già parte della "Decima Regio Venetia et Histria") per lingua, storia, cultura e tradizioni, e mai, prima del trattato di pace del 1947, appartenute a Paesi Slavi.
Contrastanti sentimenti di gioia (per la salvezza di
Trieste) e di rimpianto (per le concomitanti gravi mutilazioni territoriali) si agitano fortemente nel cuore dei Giuliani e di ogni vero Italiano.

• La storiografia convenzionale dominante, ancora oggi, tramanda la travagliata questione del confine orientale della nostra Patria con odiose reticenze e talvolta persino con fantasiose e tendenziose ricostruzioni.
La vocazione della città di San Giusto è indiscutibilmente per l'Italia!
Lo attesta il sacrificio di Guglielmo Oberdan (1882),
“Morto santamente per l'Italia.
Terrore, ammonimento, rimprovero ai tiranni di fuori, ai vigliacchi di dentro” (Giosuè Carducci).
Lo dimostrano le migliaia di Irredenti che sfidando il capestro asburgico corsero ad arruolarsi nell'Esercito Italiano. Dodici di Essi furono insigniti di Medaglia d'Oro al Valore Militare: ricordiamone i nomi e rileviamo, non a caso, che otto erano originari di Trieste: Guido Brunner, Guido Corsi, Ugo Polonio, Guido Slataper, Carlo e Giani Stuparich, Giacomo Venezian e Spiro Xidias; tre erano istriani: Fabio Filzi, Ugo Pizzarello e Nazario Sauro; uno dalmata: Francesco Rismondo.

Lo prova il tripudio di folla con cui fu accolto l'Esercito Italiano il 3 novembre del 1918 e, una settimana dopo, Sua Maestà il Re d'Italia Vittorio Emanuele III, nonchè quello, non meno grandioso per numero di partecipanti e irrefrenabile entusiasmo, con cui la Città corse all'abbraccio dei nostri Soldati dopo nove anni di trepidante attesa (26 ottobre 1954).

Ripercorriamo le tappe.
Il confine, scaturito dalla vittoriosa Prima Guerra
Mondiale (per noi IV guerra d'indipendenza) e liberamente definito nella Conferenza di Rapallo (1922) tra il conte Sforza ed i legittimi rappresentanti della Jugoslavia, giungeva a ridosso della displuviale alpina.

L'unificazione nazionale, tanto auspicata nel nostro
sofferto Risorgimento, era finalmente completata.
E' da rilevare che le nuove frontiere incorporavano anche cospicue minoranze di Sloveni e di Croati nei confronti delle quali l'Italia d'allora non sempre seppe esprimere una politica illuminata.
Talvolta, infatti, si fece ricorso a metodi coercitivi sconfinanti, in qualche caso, in eccessi che crearono aree di malcontento. La situazione s’inasprì con l’entrata in guerra del nostro Paese contro la Jugoslavia (1941) e la conseguente annessione, da parte nostra, della capitale slovena Lubiana, a seguito della rapida vittoriosa conclusione del conflitto.

L'8 settembre 1943 innescò nella Venezia Giulia due
gravi rivolgimenti:
• In Istria: gli Slavi presero a rivoltarsi contro i nostri connazionali con intimidazioni, arresti arbitrari, deportazioni che spesso trovarono barbara conclusione negli infoibamenti. Scopo delle loro azioni era quello di terrorizzare la popolazione italiana per spingerla a fuggire. Agivano in obbedienza alla direttiva del capo della resistenza jugoslava, il maresciallo Josip Broz Tito, direttiva così riassunta da Milan Gilas, braccio destro del dittatore slavo comunista: "indurre tutti gli Italiani ad andar via con pressioni d'ogni tipo...
E così fu fatto".

• A Trieste: i Tedeschi proclamarono "l'Adriatisches
Kustenland", affidato al Gauleiter Friedrich Rainer coadiuvato dal sanguinario Capo delle S.S. Odilo Globocnick.
In tale periodo hanno luogo le inqualificabili pratiche della Risiera di San Sabba (con l'avvio ai campi di sterminio di migliaia di ebrei e di partigiani sia italiani che slavi) e gli eccidi di Opicina (71 vittime) e di via Ghega (altre 51) perpetuati per rappresaglia.
Il 30 aprile del 1945 Trieste insorge.
I Patrioti del Comitato di Liberazione Nazionale, comandati dal Colonnello Antonio Fonda Savio, liberano la Città dagli ultimi presidi tedeschi.
Il 1° maggio giungono i "Liberatori": si tratta però delle Milizie del IX Corpus Sloveno e della IV Armata
Jugoslava.
Queste soldataglie disarmano gli insorti (tutti non
comunisti!) e prendono possesso della Città, instaurando un regime di autentico terrore.
Durante il lunghissimo coprifuoco giornaliero (19 ore) fanno sparire (nelle foibe carsiche) migliaia di persone, colpevoli di non condividere l'ideologia marxista e di essere di sicura fede italiana.
Dusan Kveder, loro capo, autoproclamatosi "Governatore del Litorale Adriatico", arriva all'improntitudine, l'8 maggio, di dichiarare "Trieste città autonoma nell'ambito della 7° Repubblica Federativa della Jugoslavia", attribuendole la bandiera tricolore marchiata con la
stella rossa al centro. Il 12 giugno, era ora!, gli
angloamericani si svegliano dal torpore e impongono ai titini di portarsi aldilà di un certo allineamento (linea di demarcazione "Morgan", dal nome del Generale che la propose, Capo di Stato Maggiore del Generale Harold Alexander, Comandante Supremo Alleato dello Scacchiere Mediterraneo).

Trieste, dopo 19 mesi di occupazione nazista (oggetto
delle attenzioni della famigerata Gestapo, 9 settembre 1943 - 30 aprile 1945), e quaranta giorni di oppressione slavo comunista (in balìa dell'Osna, almeno pari in ferocia alla polizia politica tedesca, 1° maggio - 12 giugno 1945), dopo essere passata senza soluzione di continuità dalla barbarie della Risiera di San Saba alla disumana pratica degli infoibamenti, finalmente tornava alla Libertà, seppure all'ombra di altre bandiere straniere (quella inglese e quella americana).
Il 10 febbraio del 1947 veniva firmato il trattato di pace, a buona ragione chiamato "diktat" dal nostroBenedetto Croce...
Clausole ingiuste e umilianti!
Il cambiamento di fronte operato dal nostro Paese a partire dal 25 luglio del 1943, la partecipazione dei nostri Soldati alla Guerra di Liberazione (non senza sacrifici di sangue!), non sono stati tenuti in alcun conto!
Nella Venezia Giulia viene proclamato (e mai costituito) il "Territorio Libero di Trieste", articolato in Zona "A", comprendente la Città con il suo immediato circondario, assegnata all'amministrazione degli Alleati, e in Zona "B", comprendente l'italianissima

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