NEPAL

autore: 
Lorenzo Beato

AIUTIAMO LA MONARCHIA GARANTE DELLA COSTITUZIONE E DELLA LIBERTA’

La situazione in cui riversa ormai da quasi vent’anni il Regno del Nepal, e di cui oggi i media parlano poco o male, deve farci riflettere su quello che è il ruolo di una Monarchia e i compiti a cui deve assurgere.

Nel 1990 l’ormai defunto Re del Nepal, Birendra, rinuncia alle sue prerogative assolute in seguito ad una rivolta e trasforma il Nepal in una Monarchia costituzionale. Al Governo del Re si sono succeduti il Partito del Congresso nepalese e il Partito Comunista nepalese (maoista). Il 4 febbraio del 1996 il Partito maoista lancia un ultimatum ai partiti di governo nel quale si chiede la liberazione delle “classi oppresse” minacciando una “guerra di popolo”.
Senza attendere risposta dal governo il 13 febbraio vengono assaltate e bruciate, da parte delle milizie maoiste, diverse caserme della polizia.

Da questo momento è una escalation: dal 1996 al 2001 i ribelli maoisti mietono vittime nelle campagne e nelle città controllate dalle loro milizie.
La polizia reagisce poco o male e comunque è in minoranza.
I maoisti si presentano come liberatori dei poveri e si lamentano dell’incapacità del Partito del Congresso di creare situazioni di sviluppo e di rilancio dell’economia del Paese. Intanto, con la facciata della “free education”, educazione gratuita, invitano, con minacce, i genitori di studenti e studentesse di istituti privati e scuole cristiane a non pagare più la retta (che equivale a circa 5 dollari al mese) costringendo diversi istituti a chiudere per mancanza di fondi. “Tasse” Vengono imposte dai miliziani nelle campagne dove chi non finanzia la rivolta è minacciato e in molti casi subisce violenze. Oltre 7000 le vittime di questa “Guerra del Popolo”.

Perché? Il Nepal è un Paese poverissimo; circa il 40% della popolazione vive nella povertà, per di più è un mosaico di etnie differenti (se ne contano circa 60 sparse tra montagna e collina). Con l’assetto costituzionale del 1990 le caste, le differenze di etnia, di lingua e ogni sorta di discriminazione sono abolite da articoli specifici, tuttavia negli anni di vita democratica si è fatto poco o niente per rendere effettivequeste normative. Moltissime
etnie sono tagliate fuori dal mondo del lavoro, non viene concesso loro l’accesso alle cariche pubbliche, tutti sintomi che manifestano una generale incapacità di migliorare le condizioni di buona parte dei nepalesi.

Proprio su questa insoddisfazione si è innestata la simpatia verso i maoisti ed i loro programmi cosiddetti “democratici” in cui si faceva appello ad un egualitarismo concreto, contro gli imperialismi indiani e americani. Già … peccato che i maoisti a quanto pare non abbiano citato l’altro imperialismo: quello della “Repubblica Popolare” più popolosa del mondo!
Sta di fatto che il Nepal ha vissuto negli anni ’90 una situazione a dir poco drammatica, tipica di un Paese che cerca di farsi spazio, schiacciato dai colossi indiani e cinesi e da una miseria dilagante.

A ciò ci aggiunge nel 2001 la a noi nota “strage di palazzo reale” nella quale persero la vita 9 Membri della Famiglia reale tra i quali lo stesso Re Birendra e la sua consorte, la Regina Aishwarya. Nel massacro morirono anche tutti i fratelli.
A scatenare la strage, secondo quanto riferisce la polizia, era stato il Principe ereditario Diprenda che avrebbe reagito in maniera spropositata, sotto l’effetto di droghe e alcool, al divieto, impostogli dal Re suo padre, di prendere moglie prima dei 35 anni, suicidatosi subito dopo con un colpo alla testa.
Al trono ora c’è lo zio di Diprenda, Gyanendra, già Re a soli 3 anni dal 1950 al 1951.
Dal 2001 al 2005 in Nepal sono continuate a succedersi azioni di guerriglia con rappresaglie da parte dell’esercito che purtroppo non hanno risparmiato anche molti civili e che hanno fatto crollare di quasi il 50% l’industria del turismo, importante
fonte di reddito per il Paese.
Nel 2005 Re Gyanendra vista l’incapacità dei partiti di indicare candidati che potessero concorrere ad una coalizione di governo sufficientemente ampia, destituisce il governo eletto e dichiara lo “Stato di emergenza”, assumendo il potere esecutivo.
Il gesto del Re sembra attirare da principio le simpatie dell’opinione pubblica che vede, nella figura del Sovrano, una possibile soluzione all’instabilità del Paese. Tuttavia il Re tarda nel riconsegnare al Paese la rappresentatività conquistata e concessa dal defunto Sovrano Birendra e nuovi disordini scoppiano.
Infine nel 2006 Gyanendra, rinunciando anche alle sue prerogative di guida spirituale (la Monarchia nepalese è induista) e vista l’impossibilità di gestire da solo la situazione, invita i 7 partiti nazionali a designare un primo ministro e la convocazione del parlamento che vota all’unanimità l’avvio di una Assemblea Costituente.

Con questo sistema - non del tutto sconosciuto alla nostra storia nazionale - il Partito maoista si sta spogliando, ora, della sua foggia di “partito armato” per entrare nell’alveo dei partiti democratici.

Resta il fatto che le campagne sono ancora parzialmente controllate dalle milizie maoiste che non hanno accettato il ridimensionamento subito dalla riappacificazione.
Ispettori dell’Onu sono presenti sul territorio per assicurarsi della regolarità di ogni operazione.
La Monarchia tuttavia sembra vivere un momento preoccupante per le sue sorti, essendo tuttora nelle mire dei maoisti che vorrebbero trasformare il Nepal in una repubblica.
A novembre si svolgono le elezioni, cruciali per la vita della Monarchia costituzionale che ha saputo, nonostante le esitazioni e talvolta gravi errori, garantire quel ruolo di garante dell’unità dello Stato, che nessuna repubblica, per quanto democratica, sarebbe riuscita a mantenere, soffocata dalle ingerenze partitiche.
Il Partito maoista è ben organizzato economicamente e per far fronte alla sua propaganda si sono formati dei
comitati, come “Nepal Freedom”, che raccolgono fondi per la campagna elettorale dei partiti che, invece, non vogliono rinunciare all’assetto monarchico e costituzionale del Paese.
Per contribuire affinché la storica Monarchia Nepalese continui e vegliare sulla costituzionalità e libertà dei nepalesi potete rivolgervi al Comitato Nepal Freedom a Milano oppure all’Ass. Veterani Gurkas a Kathmandu Nepal Freedom Viale Piave 28 - 20129 - Milano (Italy), Tel.+39 02 29514321 / +39 02
74230620 - Mobile. +39 333 6534499 / +39 333 3520596 -
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