PALESTINA

autore: 
ITALIA REALE

LA COMUNITA’ CRISTIANA E’ IN VIA DI ESTINZIONE

“Le sempre più piccole comunità cristiane che vivono nei territori di Cisgiordania e striscia di Gaza gestiti dai palestinesi sono probabilmente destinate a dileguarsi del tutto nei prossimi quindici anni a causa di crescenti angherie e sopraffazioni da parte musulmana”, denuncia sul “Jerusalem Post” Justus Reid Weiner, avvocato specializzato in diritti umani.

“La persecuzione sistematica degli arabi cristiani che vivono nelle aree palestinesi è accompagnata da un silenzio quasi assoluto da parte della comunità internazionale, degli attivisti dei diritti umani, dei mass media e delle ong”.

Decine di migliaia di arabi cristiani hanno abbandonato i territori palestinesi alla volta dell’Occidente.
Proprio nei territori che furono la culla del Cristianesimo, la popolazione cristiana palestinese è crollata all’1,5% in Cisgiordania e striscia di Gaza (secondo alcune stime, la percentuale era del 15% cinquant’anni fa).
Betlemme è emblema del fenomeno: 30.000 abitanti, da metà Anni ’90 sotto pieno controllo palestinese nel quadro dell’attuazione degli Accordi di Oslo, oggi è cristiana per meno del 20%.

“Betlemme era la città di Cisgiordania che apparteneva al mondo. Ora appartiene a Hamas”, scrive il quotidiano israeliano “Haaretz”. Nella striscia di Gaza, controllata da Hamas, vivono oggi 1.400.000 musulmani contro circa 3.000 cristiani, per lo più greco-ortodossi, che “non hanno voce né alcuna forma di protezione”.

Inoltre, rileva Weiner, c’è “una differenza di 180 gradi” fra le affermazioni pubbliche della dirigenza dei cristiani di Terra Santa - che “si attiene alla retorica ufficiale dell’Autorità Palestinese attribuendo a Israele tutta la colpa per ogni sofferenza degli arabi cristiani” - e la realtà dei fatti.

Nel giugno scorso lo sceicco Abu Saque, leader di Jihadia Salafiya movimento che recentemente ha annunciato la nascita di una sua “ala militare” preposta a far osservare la legge islamica nella striscia di Gaza, aveva detto che i cristiani potranno continuare a vivere sicuri nell’area solo se accetteranno la legge islamica, compreso il divieto sugli alcolici e l’obbligo del capo coperto per le donne. Ora a Gaza la situazione è cambiata: la Jihadia Salafiya e altri movimenti islamici garantiranno che scuole e istituzioni cristiane mostrino pubblicamente che cosa insegnano per essere sicuri che non facciano attività missionarie.
Dovranno cessare anche le attività di bar, internet cafè e sale da gioco.
La cultura e i media occidentali fanno orecchi da mercante dinanzi ai rapporti diffusi sull’islamizzazione delle terre palestinesi e l’esodo delle comunità cristiane. Circa un anno fa, Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, aveva riferito che “ogni giorno le nostre comunità sono vessate da estremisti islamici”.

“Asia News” parla di un’opera di mutilazione del volto cristiano in Terra Santa. L’ex rettore dell’Università islamica di Gaza, Ahmad Abu Halabiya, ha detto che “Allah ci ha chiesto di non allearci con ebrei e cristiani o firmare alcun accordo con loro”.

Dopo il discorso di S.S. Benedetto XVI a Ratisbona, il Partito di Liberazione Islamica ha organizzato una mostra all’Università di Birzeit, con un carro armato che calpesta una Croce, immagini denigratorie del Papa e volantini con un testo intitolato Una crociata, pieno di parole oscene contro il Pontefice.

A Khan Younis sono apparsi volantini in cui si legge che “la nazione musulmana è rimasta vittima della cospirazione degli infedeli che hanno distrutto il Califfato. Bisogna tornare a un’unica e potente nazione musulmana”.

Samir Qumsieh, direttore di al Mahdeh, una TV locale voce dei cristiani di Betlemme, si è battuto contro la diffusione delle moschee in città: “Dove una volta suonavano le campane ora si sentono soltanto le preghiere musulmane con gli altoparlanti a tutto volume. Tra vent’anni a Betlemme non ci sarà più un cristiano”.
La sua abitazione è stata colpita da molotov lanciate dai miliziani islamici.
Uno slogan in voga tra i terroristi palestinesi dice:
“Dopo esserci occupati dal Popolo del Sabato, ci prenderemo cura di quello della Domenica”.

(E.G. Corrispondenza Romana)

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