I BANDITI DELLA FINANZA E DELL’ECONOMIA

autore: 
Roberto Vittucci Righini

Il contenuto di questo articolo farà sorridere di commiserazione i molti che si intendono di economia e finanza (tanto esperti da essersi presi nella quasi totalità una tremenda stangata dalla recente gravissima crisi, stangata che taluni di essi hanno girato o hanno tentato di rifilare - a volte con metodi truffaldini e pirateschi - ai comuni mortali vale a dire ai milioni di risparmiatori che confidavano nel loro sapere e nella loro preparazione).


Questo articolo non è pertanto diretto ai “soloni della finanza e dell’economia”, bensì alla gente comune vale a dire a quanti sono stati colpiti negli averi, cospicui o miseri che fossero, dai “banditi della finanza e dell’economia” che molte volte sono i predetti “soloni”.
Bagliori annuncianti quanto sarebbe poi successo nel 2008, si erano già avuti negli anni precedenti in Italia con i “casi” Cirio, Parmalat, bond Argentini, ecc., ecc., che avevano immiserito milioni di risparmiatori.



E’ stato conseguenza e “merito” delle precedenti bidonate prese (e non certo dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese) se i risparmiatori italiani, fattisi più accorti, hanno subito minori danni rispetto a quelli delle altre Nazioni dal terremoto che ha colpito le economie nel 2008.



E’ innegabile, e numerose sentenze lo hanno dichiarato, che parte degli istituti bancari erano al corrente che prima o dopo quei titoli che stavano consigliando ai clienti per la loro notevole o quanto meno discreta redditività, si sarebbero rivelati bolle di sapone, ma in taluni casi ancora il giorno prima che le notizie delle “bidonate” venissero diffuse, talune banche continuarono imperterrite a farli sottoscrivere ai clienti.
Perché? Il motivo è molto semplice.
Al pari di come taluni negozianti consigliano agli acquirenti questo o quell’altro tipo di marca di tonno o di carne in scatola, o di detersivo e via dicendo, non tanto per la loro miglior qualità rispetto ai concorrenti, quanto per il maggior guadagno che l’esercente ricava dalla loro vendita, così gli istituti bancari indirizzavano i risparmiatori verso titoli maggiormente remunerativi per le proprie casse; quando poi taluni istituti acquisirono notizia del presumibile o prossimo crollo dei titoli consigliati, accelerarono gli inviti e le offerte di acquisto ai clienti per liberare i propri portafogli e depositi prima del crollo.


Nel tentativo di far pagare ai clienti le conseguenze della loro incapacità, taluni dipendenti di banche arrivarono a falsificarne le firme in calce a inventati ordini di acquisto, massimo della disonestà degno della peggior galera.


Centinaia di migliaia di risparmiatori si trovarono così da un giorno all’altro privati dei propri averi, mentre i responsabili sono in gran parte usciti immuni dal disastro.



Ma come è possibile che Società spacciate per fiorenti, in realtà fossero castelli di carta o comunque in stato fallimentare?
E qui entrano in gioco i “grandi bidonatori” che sono riusciti a far credere, grazie anche a compiacenti Agenzie di “rating” (termine inglese traducibile in “stima, valutazione”) che i conti delle Società da loro amministrate fossero floridi, nel mentre accumulavano con massicce emissioni di obbligazioni prestiti da terzi (e così debiti propri) ben sapendo che non sarebbero mai stati in grado di onorarli.


La tripla A, simbolo di assoluta garanzia di solvibilità, attribuita da talune Agenzie di rating a Società in realtà in stato di decozione, ha portato alla rovina economica una massa di risparmiatori ed investitori.



Ma la domanda che molti si pongono è: dove è finita la gran massa di soldi rubati ai risparmiatori?
Se A ruba a B un libro o un portafoglio con 100 euro oppure un’autovettura, B non possiederà più tali beni che però non saranno scomparsi bensì si troveranno nella disponibilità di A che li utilizzerà in proprio o li cederà a terzi, senza che, diventati fumo o vapore, si siano dispersi nell’aria.
Le montagne di euro e dollari ingoiati (secondo una stima del Fondo monetario internazionale - FMI il baratro attuale sarebbe di 2,7 trilioni di dollari, destinati a salire a 4 trilioni entro il 2010) grazie ai “banditi della finanza e dell’economia” sembrano essersi volatilizzati per un gioco di magia, al pari dei conigli o delle tortore nei cilindri dei prestigiatori.
E’ pur vero che qualcuno sostiene che ciò è stato reso possibile dal fatto che molti pagamenti hanno luogo non con consegna materiale di banconote o titoli, bensì in modo virtuale, ma dai conti bancari dei risparmiatori tali denari sono scomparsi e da qualche parte devono pur essere finiti.
Alla base di questa allucinante situazione qualcuno ha sussurrato che vi siano gruppi di economisti (sarebbe meglio dire “bidonisti”) organizzati che hanno dirottato la valanga di denaro truffato nelle casse di uno Stato, ma ove ciò fosse vero non se ne potrà mai fornire la prova.
L’unica certezza è che buona parte dei “titoli spazzatura” che hanno mandato in tilt principalmente istituti bancari americani e di rimbalzo quelli europei, sono stati inventati proprio negli Stati Uniti d’America, rei di non aver esercitato controlli e di aver contribuito massicciamente alla crisi che ha investito tutto il mondo, dalla quale tenterebbero (si tratta sempre di voci) di uscire con ingenti emissioni di dollari.

In questa situazione tuttora mobile che non si comprende bene se in stato di regresso o meno, accanto alla responsabilità di taluni istituti bancari va segnalata l’ingenuità e la voglia di guadagno di molti risparmiatori che hanno pensato di ricavare maggiori utili da investimenti che offrivano rendite sostanziose, senza tener conto che tanto più una rendita è alta, tanto maggiore è il rischio dell’investimento.


Coloro che hanno acquistato bond argentini, titoli Parmalat e Cirio, o altri titoli di società poi scoppiate se non addirittura inesistenti, sono in parte responsabili per non aver usato la prudenza per la quale quanto più si ha un reddito alto in borsa, tanto maggiori sono i rischi di perdere l’investimento.



E’ questo un concetto fondamentale a fronte del quale qualsiasi consiglio di “esperti” che indichino od offrano titoli a reddito alto o comunque superiore a quello corrente, non va seguito da chi prudentemente e saggiamente vuole innanzi tutto garantirsi nel rimborso del capitale investito.

Ogni settimana la Consob pubblica un notiziario con informazioni utili per i risparmiatori ed investitori, e nel sito internet www.consob.it compare una rubrica fissa dal titolo “A tutela dei risparmiatori” che può aiutare ad evitare bidoni che continuano ad arrivare sempre in gran numero dall’estero, tentati da società finanziarie internazionali che illecitamente svolgono attività di risparmio.
Bene fa l’ “Associazione Risparmiatori Tangobond - A.R.T.” costituita nel 2005 (www.tangobond.it) a svolgere opera di protezione dei risparmiatori.

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