PANORAMA INTERNAZIONALE

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

L’economia svizzera pur essendo la più competitiva è in difficoltà.
Nel secondo trimestre il Pil ha ceduto lo 0,1%. La crescita sarà dell’1%anziché dell’1,4%; la disoccupazione dal 2,8% è salita dal 2,9%.
Tuttavia il gruppo di esperti del ministero dell’economia non pensa che si possa verificare una recessione“grazie al robusto mercato interno e al cambio fisso con l’euro”.

Il governo britannico ha rinunciato alla riforma della Camera dei Lord (che avrebbero dovuto essere eletti e non più ereditari o nominati) dopo il voto contrario di 91 parlamentari conservatori e di 26 laburisti.

La riforma era voluta dai liberal democratici alleati di governo.

In Francia il presidente Hollande ha annunciato l’istituzione di una commissione per la moralizzazione della vita politica, che passa anche dal fare chiarezza sull’utilizzo dei soldi pubblici (da Le Plus, portale interattivo del settimanale Novel Observateur).

La Bosnia è lacerata dal conflitto sempre latente tra serbi, croati e musulmani.
Solo per la formazione dell’ultimo governo federale è occorso oltre 1 anno. La Bosnia dovrebbe cambiare la propria costituzione per entrare nell’U.E. Se non lo farà probabilmente si dissolverà.


I serbi si uniranno alla Serbia, i croati alla Croazia, i musulmani si appoggeranno alla Turchia, con la quale non c’è continuità territoriale.

In Albania è in crescente aumento la propaganda religiosa musulmana, suddivisa in due fazioni,quella filoturca e quella filosaudita.
Il movimento turco Gulen ha aperto 5 scuole coraniche.
Nel 2011 è stata aperta l’Università islamica di Tirana.

Il presidente filorusso Yanukovic prosegue nel suo tentativo di russificare l’Ucraina.
Il Parlamento di Kiev ha approvato una legge che riconosce l’ucraino come unica lingua nazionale ma consente ai governi locali di affiancargli la lingua russa.

Ha iniziato da circa un anno la sua attività l’Unione euroasiatica, costituita da Russia, Ucraina e Kazakistan, fortemente voluta dal Presidente Putin.
L’Unione ha 170 milioni di abitanti, una superficie di 20.007.860 Kmq e si propone l’integrazione economica per addivenire in futuro ad uno Stato unico.


Il progetto è quello di realizzare un’area di libero scambio di merci, servizi, cittadini e capitali.
Le elezioni per la presidenza degli Stati Uniti dei primi giorni di novembre, secondo i sondaggi vedono sostanziale parità tra il presidente e l’altro candidato.

Lo sfidante Mitt Romney, candidato del partito repubblicano, sta recuperando consenso tra i votanti ebrei approfittando delle divergenze insorte tra Obama ed il capo del governo israeliano Benjamin Netayahu, il quale recatosi il 27 settembre all’assemblea generale dell’ONU per sostenere la necessità di un attacco contro le installazioni nucleari iraniane, non è stato più ricevuto alla Casa Bianca.

In Venezuela l’attuale presidente Chávez, populista di sinistra, gravemente malato, ha minacciato di scatenare la guerra civile nel caso di vittoria del candidato dell’opposizione Capriles, e così è riuscito a battere il suo avversario con il 54%dei voti contro il 46%.

Sta di fatto che Chávez, il quale ritiene di essere la reincarnazione di Simon Bolivar, ed ha già dichiarato che intende restare al potere fino al 2035 (sic), sta facendo ricorso a tutti gli espedienti possibili per vincere: minacce, ricatti, propaganda asfissiante (100 ore alla Tv contro le 4 ore al suo avversario), assegnazione di posti di lavoro e di alloggi ai suoi sostenitori, licenziamenti e sfratti agli avversari.

In Cile gli studenti hanno organizzato violente proteste contro il governo che ha disposto notevoli tagli ai fondi per l’istruzione.
La scuola pubblica è attualmente garantita solo fino alle medie.Chi vuole proseguire gli studi deve rivolgersi alle scuole private che sono molto costose.

Nei Paesi arabi la cosiddetta “primavera” si è trasformata in un rigido inverno dominato dai Fratelli Musulmani e da movimenti ancora più estremisti.

In Siria proseguono i combattimenti in particolare nella città di Aleppo.
I ribelli armati e finanziati da Arabia Saudita e Qatar, e con l’appoggio dei terroristi di Al Qaeda avevano annunciato la conquista della città, ma la notizia era falsa.
Se non giungessero appoggi dall’estero la rivolta si sarebbe già esaurita da tempo.

In Egitto l’organizzazione terroristica Al Jihad ha assalito un posto di frontiera al confine con Israele, assassinando numerosi agenti e impadronendosi di due blindati, poi distrutti dall’aviazione israeliana.

Il presidente egiziano Morsi, aveva da poco concesso la grazia e 26 terroristi islamici condannati a morte per attentati contro esercito e polizia.

In Sudafrica lo sciopero dei dipendenti della miniera di platino di Marikama, provocato dalle paghe troppo basse (da 300 a 500 dollari al mese) è stato funestato dall’uccisione di 44 persone.
Quanto avvenuto dimostra che la fine dell’apartheid non ha modificato la situazione della maggioranza negra.
Alla supremazia dei bianchi si è semplicemente sostituita quella dei gerarchi del partito di governo ANC e del suo sindacato Cosatu.


L’ex ministro di Mandela, Jai Naidoo sul Financial Times britannico ha scritto tra l’altro: “La gente nelle aree rurali sente che la democrazia non gli ha dato i frutti di cui una piccola elite gode. Molti dei leader che appoggiavano si sono dati ad uno stile di vita mondaiolo lontano dalle esigenze della gente”.

L’attuale presidente sudafricano Zuma riceve un assegno di 1 milione di dollari con cui mantiene 4 mogli e intende acquistare uno jet presidenziale del valore di 230 milioni di dollari.

La Cina per la prima volta nel corrente anno ha superato i 100 miliardi di dollari per spese militari, con un incremento dell’11% rispetto all’anno scorso.

Naturalmente il governo cinese sostiene, come a suo tempo faceva l’Unione Sovietica, che la sua “politica di difesa è di natura pacifica”.
Resta il fatto che secondo il Sipri “Stokolm International Peace Institut” Pechino già nel 2011 ha speso il 54% in più di quanto dichiarato.
Lo stesso avverrà nel 2012.Gli Stati Uniti hanno definito la regione Asia.-Pacifico “il perno della strategia militare americana”.

In occasione dell’ultima riunione dell’Asean, l’alleanza militare che unisce gli Usa a 10 Stati della regione, il segretario di Stato americano ha affermato che la politica cinese di “affrontare i problemi dell’area in vertici bilaterali anziché collettivi è una ricetta per la confusione e forse per il conflitto”.

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