Kerry e re Abdullah bloccano l’Intifada

Data: 
24 ottobre 2015

Dopo l'incontro con l’israeliano Netanyahu giovedì a Berlino, Kerry ha  incontrato ad Amman il re giordano Abullah II e il presidente palestinese  Abu Mazen ad Amman in Giordania per ridurre le tensioni alla moschea di al Aqsa, a Gerusalemme.
 
Giorni fa a Gerusalemme sono scoppiate rivolte palestinese nel luogo che gli ebrei chiamano Spianata delle Moschee e i musulmani "Haram al Sharif", il Nobile santuario. Gli ebrei hanno l’autorità religiosa sul Muro del pianto, un lato di contenimento della spianata sulla quale sorgeva il tempio ebraico; i musulmani sulla spianata dove sorgono le due moschee più importanti dell’Islam dopo quelle di Mecca e Medina.
La causa della rivolta fu che a settembre alcuni estremisti ebrei avevano fatto credere ai palestinesi che Israele volesse cambiare lo status del luogo santo, ma probabilmente era solo la loro intenzione, ma non quella del governo. 
 
Il segretario americano ha convinto Netanyahu a confermare che la giurisdizione resta del Wafq, l’ente fiduciario musulmano controllato più dai giordani che dai palestinesi.
 
Il Re Abdullah ha trovato una soluzione che accontentasse tutti, cioè di installare delle telecamere accese 24 ore su 24 a vigilare sulla Spianata delle Moschee, che servirebbero a dimostrare che Israele non vuole violare lo status quo vigente sul sito sacro e dovrebbero porre fine all’escalation di violenze palestinesi.
 
Per placare le tensioni, Kerry ha infatti assicurato che “Israele continuerà a rispettare pienamente il ruolo della Giordania come custode della Spianata” e “a garantire il fatto fondamentale che lì pregano i musulmani e gli altri vanno solo in visita”.  
 
Il Casato hashemita ha la giurisdizione politica ed è responsabile del mantenimento dei luoghi santi musulmani a Gerusalemme; e i palestinesi non hanno una leadership credibile.