IL SISTEMA REPUBBLICANO È IL VERO NEMICO DEI PENSIONATI

autore: 
M.M.

Il dibattito sulle pensioni ha creato una gran confusione demagogica a solo vantaggio di politici alla ricerca di potere e immagine, e banchieri preoccupati degli interessi dei mercati finanziari e delle banche d’Affari.

In Italia la povertà aumenta a “vista d’occhio” e l’Istituto di Statistica indica, rispetto al 2009, dati allarmanti: ben tre milioni di famiglie vivono nella miseria.

Significa che il 5,2% della popolazione vive in condizioni, al di sotto di ciò che, comunemente, viene definito “minimamente accettabile”.
Essere poveri, in buona sostanza, significa vivere da soli con meno di 600 euro almese, oppure tirare avanti una famiglia con 1.600 euro mensili.
Noi sappiamo che vi sono casi di nuclei familiari con reddito inferiore.

I dati sono, però, quelli statistici e la povertà estrema è fuori dalla logica dei sistemi precostituiti.

Stiamo marciando verso una recessionemai vista, ma tutti minimizzano.
Il disgusto verso il sistema dei partiti aumenta quotidianamente ed in questo clima si è attuata la cosiddetta riforma delle pensioni.


Politici e uomini d’affari si sono dati battaglia, pensando alle ragioni ideologiche che permettono loro di prendere i voti e, logicamente, alla data delle elezioni.

In un dibattito tanto importante gli orizzonti non sono stati altri.
Così abbiamo visto l’On. Alfano, preoccupato di non perdere l’alleanza della Lega. che è riuscito ad elaborare un pensiero di una profondità inaspettata:
“... vivendo di più è ragionevole lavorare di più ...”.
Chissà se i sostenitori “del” Bossi comprenderanno.
Le elezioni si avvicinano, le alleanze sono importanti. La catto-sinistra Rosy Bindi si è subito preoccupata di far sapere che il PD non accetterà mai di veder ritoccare le pensioni per “far cassa ai danni di lavoratori e pensionati”.

Il disgusto maggiore lo abbiamo provato quando sono stati “tirati fuori” i giovani ed abbiamo visto strumentalizzare, con una superficialità incredibile, i loro veri problemi.

Riportiamo, a questo proposito, il solito Alfanopensiero:“ è ora di dire ai giovani che il Pdl pensa a loro come una priorità vera”.

Noi pensiamo che la diserzione delle urne sarà massiccia, sempre che sistema oligarchico non permetta di poter rappresentare idee e programmi, diversi dagli schemi precostituiti.

Siamo ovviamente ben coscienti del fatto positivo che i nostri giovani possano andare a scuola e non essere costretti a lavorare, sin dalla più giovane età, nelle fabbriche e nelle miniere, come ai tempi in cui si affermava il grande capitalismo liberale, figlio delle idee rivoluzionarie, il cui sfruttamento è stato arginato solo dai Regi Decreti a favore dei fanciulli, dalle Reali Società di mutuo soccorso e dalla dottrina sociale cattolica.

Siamo anche convinti, però, che il problema delle pensioni non possa essere risolto con il “blocco della rivalutazione automatica e l’aggancio delle pensioni all’aspettativa di vita”.

Vi sono problemi particolari che riguardano alcuni settori del lavoro, le pensioni d’anzianità, per non parlare dei privilegi regalati agli ex parlamentari.
La riforma delle pensioni dovrebbe essere preceduta da una profonda riforma del modo di pensare e delle strutture esistenti nel nostro Paese.

Le pensioni del futuro stanno, in effetti, nelle culle di oggi. Nascite quota zero, significa azzerare le pensioni.
Occorre rivedere gli errori accumulati ed insegnati in questi ultimi decenni.


Le idee che noi combattiamo sono quelle che hanno insegnato a privilegiare l’individualismo, ad accettare il consumismo estremo, l’affermazione di diritti senza doveri, il costruire la propria vita senza valori profondi.

Tutto ciò ha ipotecato in modo gravissimo l’avvenire, che deve tornare ad appoggiare le proprie speranze su famiglie solide e numerose.
La lotta contro la famiglia è stata agevolata dal divorzio facile, dalla filosofia delle libere unioni e, soprattutto, dalle leggi scandalose sull’aborto, propagandato come un servizio sociale.
Tutti questi errori ed orrori si pagano.

I figli libertari del ’68, nipotini dei rivoluzionari del 18º secolo, devono capire che hanno creato uno Stato senza avvenire.
Le pensioni devono essere inquadrate in un progetto di restaurazione della famiglia, ove i figli vengano allevati, le generazioni possano incontrarsi, ove agli anziani possa essere garantita una vita serena.


Questa è la sussidiarietà che può far risparmiare lo Stato,per garantire anche le pensioni agli anziani.
Un’opera di questo tipo deve ricostruire il senso delle generazioni nel tempo che tramandano insegnamenti, tradizioni, cultura e patrimonio, denominato familiare e non tassabile.

Una visione a lungo termine, attraverso le generazioni che soltanto uno Stato Monarchico, con una Famiglia Reale può garantire.

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