IRAN MONARCHICI CONDANNATI A MORTE

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Italia Reale

Quattro mesi dopo le elezioni presidenziali in Iran e le dimostrazioni di massa che ne sono seguite, la corte 15 del tribunale rivoluzionario, nel suo primo grado, ha condannato a morte tre persone. In seguito la corte 28 del tribunale rivoluzionario ha indicato un altro colpevole di reati simili e lo ha parimenti condannato a morte.
Durante le elezioni presidenziali in Iran, gli agenti del Ministero della Intelligence avevano iniziato a limitare un gran numero di diritti politici e civili.
Gli arresti iniziarono nelle prime ore del mattino del giorno dopo le elezioni e hanno continuato, causando l’arresto di centinaia di esponenti politici e sociali all’interno dell’Iran. Mentre grandi masse di persone contestavano i risultati delle elezioni e si mobilitavano per le strade di Teheran e di altre grandi città in tutto l’Iran, numerosi politici, media e attivisti sono stati sottoposti a forme estreme di pressione fisica e mentale per indurli a fare confessioni forzate.
Quaranta giorni dopo la prima serie di arresti, i tribunali iniziarono a lanciare accuse contro i detenuti, che erano per lo più legate al coinvolgimento negli eventi post elettorali. Nello stesso momento i due principali esponenti politici iraniani hanno decisamente negato l’esistenza di eventuali frodi su larga scala nel procedimento elettorale presidenziale.
Tuttavia, la comunità dei media e le organizzazioni internazionali considerano che le confessioni rese da due noti esponenti politici, Mohammad-Ali Mohammad Abtahi e Atrianfar, siano state fatte sotto costrizione e Amnesty International avrebbe le prove di questa sceneggiata.
Solo una settimana più tardi, nel secondo turno di prove, i giudici cominciarono a fare accuse collegate con tentativi di bombe destinate a creare uno stato di caos e disordine all’interno del paese.
Mohammad-Reza Ali-Zamani Mohammad-Reza Ali-Zamani, giornalista di 37 anni, nel secondo turno di prove diretto a riesaminare le accuse di coinvolgimento negli eventi dopo le elezioni presidenziali, è stato accusato di Moharebeh (il maggior crimine contro l’Islam ed in guerra contro lo Stato) per la sua adesione e partecipazione al Movimento Monarchico Iraniano (Iran Kingdom Assembly), di aver commesso sacrilegio, collusioni e tentativi di minare la sicurezza nazionale. Il procuratore lo ha anche accusato di aver attraversato illegalmente la frontiera e incontrato due ufficiali americani in Iraq, e ha chiesto al giudice la pena massima.
Il procuratore ha altresì accusato il Movimento Monarchico Iraniano di pianificare attentati con bombe nelle moschee e luoghi di culto in Teheran, nel tentativo di rovesciare il regime della Repubblica islamica e lo ha definito “un pezzo del puzzle per il sottile rovesciamento del governo”.
Lunedì, 5 ottobre, il signor Ali-Zamani, è stato trasferito dalla sezione 209 nella prigione di Evin alla corte 15 del tribunale rivoluzionario, presieduto dal giudice Salavati, dove è stata emessa la sua condanna di morte.
Arash Rahmani-Pour Esattamente due giorni dopo la condanna a morte emessa contro Mohammad-Reza Ali-Zamani, un altro sospettato,Arash Rahmani-Pour, giovane di 20 anni, è apparso nel secondo turno di prove ed è stato dichiarato colpevole di collegamento con il Movimento Monarchico Iraniano.
Le accuse contro Mr. Rahmani Pour sono l’appartenenza al Movimento Monarchico Iraniano, attentati contro la sicurezza nazionale con partecipazione ad incontri per pianificare attentati con bombe nei centri pubblici. Mr. Rahmani-Pour ha ricevuto la condanna a morte.
Hamed Rouhinejad Hamed Rouhinejad, di anni, era coinvolto per sue attività in una stazione radio affiliata con Movimento Monarchico Iraniano. Lo scorso utunno, mentre era in compagnia di Mohammad-Reza Ali- Zamani e Ahmad Karimi, altri due collaboratori della stazione radio, era stato arrestato al suo ritorno in Iran.
L’11 ottobre, la corte 28 del tribunale rivoluzionario ha condannato a morte Rouhinejad.
Rouhinejad è afflitto da sclerosi multipla, e qualsiasi forma di disagio peggiora le sue condizioni di salute. Attualmente gli è vietato l’utilizzo di iniezioni e medicine.
Naser Abdulhosseini Naser Abdulhosseini è un altro detenuto per gli eventi post-elettorali, e durante il secondo turno di prove è stato accusato di Moharebeh. La corte 15 del tribunale rivoluzionario, presieduta dal giudice Salavati, lo ha condannato a morte.
Le accuse contro Abdulhosseini sono l’appartenenza al “Mojahedin Organization”. Oltre alla Moharebeh, è accusato di far parte di un gruppo anti-governo, con partecipazione a riunioni contro la sicurezza nazionale e partecipazione a movimenti ribelli che aiutano il gruppo, di aver attraversato illegalmente la frontiera e tentato di distruggere la proprietà pubblica.
Abdulhosseini, al momento di accettare le false accuse che gli sono state fatte, ha chiesto al Tribunale clemenza.
Mojtaba Abdulhosseini, fratello di Naser, in un’intervista con Marana ha dichiarato: “Dissero a mio fratello di partecipare allo show televisivo in cambio di una pena ridotta.
Lui preferiva fare la confessione piuttosto di star in carcere. Mio fratello era convinto di apparire in televisione, ma le cose sono cambiate e gli è stata data una condanna a morte a prescindere. Loro hanno preso la confessione di Naser, un rimorso che si porteranno per tutta la vita.
Secondo le famiglie di Ali-Zamani, di Rahmani-Pour e di Rouhinejad, i loro arresti sono avvenuti prima delle elezioni presidenziali, tra febbraio-marzo 2009, e i tre non erano coinvolti negli eventi pre-o post elettorali. Tuttavia, questo fatto non è stato preso in considerazione dal tribunale del processo.
Promessa di libertà dal ministero delle informazioni. Tutti e quattro i condannati a morte sono stati portati nella sezione 209 all’interno della prigione di Evin per mesi, le informazioni sono state manipolate ed il ministero ha fatto credere che la liberazione dipendesse dalla loro confessione e dalla cooperazione con le esigenze degli interrogatori; dovevano ammettere e leggere le proprie accuse già scritte dalla corte.
Secondo altri prigionieri che hanno condiviso le cellule con gli imputati, una settimana prima dell’inizio della loro sessione di corte, le accuse contro gli imputati erano state formulate nelle stanze degli interrogati, alterando le dichiarazioni degli interrogatori.
Inoltre, un giorno prima dell’inizio della seduta del tribunale, Ali-Zamani, Rahmani e Rouhinejad Pour sono stati portati negli edifici giudiziari di Imam Khomeini, dove le accuse sono state formalizzate alla presenza del giudice Salavati.
A tutti gli imputati nel secondo giro di prove è stato negato di poter parlare con i loro avvocati. Al Tribunale gli avvocati nominati non avevano argomenti e si sono semplicemente limitati a chiedere clemenza e perdono.
Al momento attuale, un certo numero di avvocati hanno dichiarato di essere disponibili a impugnare le 4 condanne a morte.
Nasrin Sotodeh, che ha iniziato a rappresentare Rahmani-Pour, in una recente intervista ha dichiarato che non gli è stato consentito di visitare il suo cliente.
Sotodeh, in un’intervista a Radio Farda, ha dichiarato: “Non è chiaro con quale ragionamento, ogni volta che si discute su chi è condannato per accuse politiche, lo si considera delinquente e teppista, e a volte è classificato come tossicodipendente”.
Inoltre, questa classificazione pone la questione sul perché molte persone non coinvolte in eventi post-elettorali sono state portate davanti ai tribunali e si cerca di dimostrare che si opposero ai risultati delle elezioni.
Essi sono stati arrestati nel marzo del 2009, vale a dire tre mesi prima delle elezioni e non dopo le stesse.
Secondo fonti giudiziarie in Iran, i casi dei 4 imputati sono stati inviati ad una corte d’appello, ed possibile che le sentenze di questi individui possano essere commutate in carcere. (Dal sito internet “Iran Human Rights Voice”).

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