PANORAMA POLITICO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

Il notevole successo del centro-destra in occasione delle recenti elezioni amministrative ha scompigliato i piani degli avversari esterni ed interni del Presidente del Consiglio.

Il forsennato attacco mediatico e giudiziario che ha imperversato senza sosta contro l’On. Berlusconi, accusato di volta in volta di interessarsi troppo alle ragazze minorenni, di frequentare le cosiddette “escort”, di essere un evasore fiscale e addirittura di collusioni con la mafia, è miseramente fallito.

Avevano contribuito a rafforzare le aspettative dei suoi avversari gli infortuni (forse voluti) nella presentazione delle liste del suo partito in Lombardia e Lazio.

Ancora un volta il Capo del Governo ha dato il meglio di sé in situazioni particolarmente difficili, intervenendo personalmente nella campagna elettorale e ribaltando le previsioni dei “soliti esperti”.

La conquista del Piemonte e soprattutto del Lazio, dove la lista del PDL non era stata ammessa, nonché quella della Campania e della Calabria, e la riconquista di Lombardia e Veneto hanno fatto sfumare le aspettative di quanti si aspettavano una sconfitta rovinosa del centro-destra e una conseguente crisi di Governo.

Da aggiungere che se in Puglia gli esponenti locali del PDL avessero ascoltato Berlusconi, il quale era propenso ad appoggiare la Poli Bortone, candidata dell’UDC, anche Vendola di Sinistra e Libertà sarebbe stato sconfitto.

A questo punto l’On.Fini, cofondatore del Popolo della Libertà e attuale Presidente della Camera dei Deputati, il quale da tempo esercita un’attività di critica scoperta nei confronti del Presidente del Consiglio si è esposto in modo sconsiderato affermando in un primo tempo che con i propri seguaci avrebbe costituito dei gruppi parlamentari autonomi che si sarebbero chiamati PDL-Italia.

Di fronte alla decisa reazione del Premier ha poi detto che si sarebbe limitato a costituire una corrente di minoranza all’interno del partito, ma anche questa sua intenzione è stata bloccata.

Gli è stato giustamente ricordato che quando era segretario di AN dove si comportava da padre-padrone, aveva detto che “le correnti erano addirittura delle metastasi”.

Comunque quando si è arrivati ad una prima
conta in seno alla Direzione Nazionale del PDL si è constato che i sostenitori di Fini rappresentavano solo il 6%.


Visto il deludente risultato l’ex leader di AN che aveva contestato Presidente del Consiglio con toni esagitati, è stato costretto ad assumere un atteggiamento moderato ed a dichiarare che con i suoi seguaci sarà leale nei confronti di Berlusconi, riconosciuto leader del PDL e del Governo.
C’è da rilevare che effettivamente Fini ha motivo di preoccuparsi per peso eccessivo assunto dalla Lega Nord nell’azione legislativa e di governo e nella pretesa non sempre giustificata di incarichi di alto livello.

Così in Veneto Berlusconi è stato costretto a cedere la carica di governatore al leghista Zaia, defenestrando il governatore Galan del PDL, già vincitore in due elezioni consecutive e che sarebbe certamente stato eletto per la terza volta.

In Piemonte il leghista Cota, anch’egli imposto da Bossi, a causa delle sue intempestive ed inconsulte dichiarazioni contro Casa Savoia ed Risorgimento ha fatto perdere molti voti al centro-destra ed è stato eletto governatore con uno scarto di appena lo 0,4% (circa 10.000 voti su 2.000.000).

Ora il problema è rappresentato dalle effettive
intenzioni di Fini; sarà leale verso la maggioranza di governo o remerà contro in modo occulto facendo mancare i voti dei propri scarsi seguaci in occasione delle votazioni di maggiore importanza?


In questo caso però si assisterebbe alla sua rapida
estromissione dal PDL ed alla conseguente fine della sua carriera politica.

D’altra parte l’uomo che è ambizioso ed ha indubbie qualità, si è ormai reso conto che non ha alcuna possibilità di subentrare prima o poi a Berlusconi nella guida del PDL e del Governo.

Maggiori per ora le probabilità di Tremonti; parte il fatto che il Sen. Bossi ha già prospettato la possibilità di Berlusconi al Quirinale e di un leghista a Palazzo Chigi.
Molti i futuri impegni della maggioranza di centro-destra.
L’approvazione del lodo Alfano che dovrebbe sospendere i procedimenti giudiziari nei confronti delle massime cariche istituzionali durante il loro mandato.

La regolamentazione delle intercettazioni telefoniche ed il divieto delle cosiddette intercettazioni a strascico, che finora ha consentito a certi magistrati politicamente schierati, di estenderle anche ad esponenti politici che erano in contatto telefonico con le persone intercettate, evitando in questo modo di richiedere la dovuta e mai abrogata autorizzazione parlamentare.

Sono anche previste doverosamente maggiori sanzioni nei confronti di chi divulga informazioni coperte dal segreto istruttorio e di chi pubblica conversazioni o deposizioni relative a fatti che non costituiscono oggetto di reato ma che comunque possono assumere connotati negativi nei confronti dell’opinione pubblica.
Da parte nostra riteniamo che vada ripristinata l’autorizzazione a procedere nei confronti dei membri del Parlamento, la cui soppressione ha di fatto consentito al potere giudiziario di prevalere sugli altri poteri dello Stato.

Vi è poi il problema della realizzazione del federalismo fiscale tanto voluto dalla Lega.

Come si vede i problemi sono tanti, tutti complicati e non facili da risolvere.

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