VIAGGIO IN RUSSIA

autore: 
Roberto Vittucci Righini

Due sono le considerazioni che maggiormente mi sono rimaste impresse nel corso di un recente viaggio in Russia.

La prima riguarda l’attaccamento ed il rispetto che da ogni parte risulta nei confronti della Dinastia dei Romanov.

In effetti su molti edifici non solo pubblici, campeggia la Bandiera della Russia che sul tricolore presenta l’Aquila a due teste coronate, introdotta nell’allora Principato di Mosca nel XV secolo a significare il diritto alla successione al Trono, mentre in molte case sono esposti ritratti degli ultimi Zar.

Quale differenza nel comportamento dei Russi da quello degli Italiani verso la propria storia e la Dinastia che l’ha fatta.

I resti dello Zar Nicola II, della Zarina Alessandra e dei loro cinque figli (il maschio Zarevich Alessio e le femmine Olga, Tatiana, Maria e Anastasia), riesumati dopo l’eccidio del 17 luglio 1918 a Ekaterinburg, riposano dal 17 luglio 1998 accanto alle salme degli antenati nella Cappella di Santa Caterina della Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo dell’omonima fortezza di San Pietroburgo, ove lunghe file di Russi, oltre che di visitatori stranieri, rendono quotidiano omaggio con preghiere e fiori.

Da noi, invece, si è avuto il bieco coraggio di non introdurre in nessuno dei tre Tricolori che compongono il logo dei 150 anni di costituzione del Regno d’Italia (poco esattamente indicati come di Unità dell’Italia), lo stemma dei Savoia, quasi ad affermare ridicolmente che l’Italia si è unificata da sola grazie, ancora non si sa bene, se ad opera di magia o al trucco delle tre carte.

E’ pazzesco dimenticare le origini della propria Patria, compiendo chiara opera di pura falsificazione.

Vergogna, vergogna, vergogna!!!

Da noi governa una classe politica che si distingue nel mondo per i guadagni “legittimi” che ha saputo garantirsi con leggi obbrobriose, a parte quelli delinquenziali che concorrono a rendere Paperon dei Paperoni molti tra coloro che anziché amministrare il Popolo, pensano solo ad arricchire se stessi e le proprie famiglie con tangenti, nepotismi e regali faraonici anche da parte di ignoti.

Obbligati, per evitare le conseguenze di una condanna della Corte di giustizia europea, a modificare la XIII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, permettendo il rientro in Patria dei maschi di Casa Savoia, nonostante richieste ripetute all’inizio di ogni legislatura da parte dei Parlamentari non è stato ad oggi nemmeno preso in considerazione il rimpatrio con sepoltura al Pantheon delle salme dei due ultimi Re e delle due ultime Regine, tumulati in terre straniere.

E poi vi è gente che ha la faccia tosta di parlare di pacificazione nazionale!

La seconda considerazione riguarda la stima dei Russi nei confronti degli architetti e degli artisti italiani.

In particolare San Pietroburgo, fondata dallo Zar Pietro il Grande il 27 maggio 1703, come mi è stato più volte ricordato è stata edificata con largo contributo di Architetti italiani (a cominciare da Francesco Carlo Rastrelli, figlio dello scultore italiano Bartolomeo Carlo Rastrelli, che seguì il padre in Russia a 15 anni, tornando due volte in Italia per completare la propria educazione artistica, per proseguire con Giacomo Quarenghi,Antonio Rinaldi, Carlo Rossi, Gaetano Chiaveri e altri ancora).

Nel Museo Ermitage che raccoglie due milioni e mezzo di opere d’arte, spiccano inoltre le sale dedicate ad artisti italiani (dal Beato Angelico a Leonardo da Vinci, da Raffaello a Giorgione, da Michelangelo a Caravaggio, a Tiepolo e ad altri insuperabili pittori, oltre a scultori quali Benvenuto Cellini, Antonio Canova, ecc. ecc), che fanno, a mio avviso, di tale stupendo Museo il più grande contenitore di opere dell’ingegno italiano.

E’ chiaro che in Italia ne abbiamo ben maggior numero, sparse però in cento e cento Musei anziché, come a San Pietroburgo, raccolte e presentate insieme.

Un omaggio dei Russi alla cultura italiana, che ci rende orgogliosi di far parte della Nazione più bella e più ricca di opere d’arte del mondo, abitata purtroppo da molti che non la meritano.

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