INUTILE ILLUDERSI

autore: 
Roberto Vittucci Righini

SE LA SITUAZIONE NON CAMBIERÀ RADICALMENTE

Inutile, ed anzi pericoloso, illudersi.
La situazione italiana è spaventosa, con un debito pubblico enorme, una classe industriale che anziché tirarsi su le braghe non fa altro che lagnarsi, incolpando i politici ai quali tenta di sostituirsi, una classe politica che non sa fare il proprio mestiere, una massa di persone che anziché darsi da fare per cercare un lavoro, preferisce ricorrere a mille sotterfugi per vivere, sia pure miserevolmente, a carico dello Stato, e via dicendo, ma andiamo per ordine.

Il debito pubblico

Il clientelismo nella politica vi è sempre stato, ma è sicuro che ha raggiunto livelli altissimi e intollerabili in particolare a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, per colpa di partiti che, per accaparrare voti, non trovarono di meglio che caricare sullo Stato le conseguenze di promesse e benefici concessi a piene mani.

Il pentapartito che governò l’Italia per decenni, fu implicato in tale malaffare e così sono nati e prosperano tuttora le pensioni false di invalidità, i sussidi a mascalzoni ufficialmente disoccupati ma in realtà esplicanti lavori in nero, le carrettate di dipendenti statali, regionali, comunali e via dicendo, del tutto inutili ma assunti per far piacere a compari, colleghi di partito, parenti e amanti, le esenzioni di pagamento per servizi pubblici concesse a troppi che simulano una povertà alla quale sono totalmente estranei, gli enti inutili creati o mantenuti, ecc., ecc

Tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi 50 anni sono colpevoli per non aver saputo quanto meno distruggere queste catene che vanno definite malavitose in quanto sono state create o mantenute a danno dello Stato, sempre più indebitato.

E ogni volta che veniva citato il debito pubblico con il gravissimo pericolo che il suo costante aumento portasse ad una crisi forse irreversibile, tutti, tutti, tutti, di destra e di sinistra, al governo o all’opposizione, amministratori pubblici onesti o ladri, tutti a fronte di qualche timida denuncia della situazione, eccoli sereni a fare spallucce ed a parlare dell’inevitabile soccorso dello “Stellone d’Italia”.

Mascalzoni e imbecilli, gente che andrebbe mandata a pedate ai lavori forzati e che, invece, continua a pontificare, pettoruta e importante.

Gli industriali

La politica italiana è stata a volte governata (si fa per dire !) da classi o persone dalle comuni esperienze.
Dopo la Banca d’Italia, fornitrice di Guido Carli, Lamberto Dini e Carlo Azeglio Ciampi, vi è stata l’era dei sindacati con Franco Marini presidente del Senato, Fausto Bertinotti presidente della Camera, Ottaviano Del Turco presidente della Regione Abruzzo, Renata Polverini presidente della Regione Lazio, ecc.

Ora si propongono quali salvatori della Patria, in aggiunta a Silvio Berlusconi, gli industriali e così in particolare Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle ed Emma Marcegaglia.

Peccato che la maggior parte degli industriali italiani, da come vanno molte Società, non paiano essere all’altezza nemmeno di dirigere le loro imprese che numerose salterebbero in aria se non ricevessero sovvenzioni dallo Stato.

Non facciano ridere, salvino prima se stessi e i loro dipendenti, e poi si potrà eventualmente riparlarne.

I politici

Qui la delusione al limite della nausea è totale e coinvolge tutta la “casta”.

I Partiti che si sono succeduti al governo hanno dimostrato ormai da decenni di non saper amministrare, bensì di essere arroccati in sterili posizioni di mantenimento di posizioni penose, con
danno di tutti gli Italiani.


E non intendo riferirmi solo alla lentezza della giustizia con non rara liberazione di delinquenti grazie a termini scaduti, alla forzata rinuncia con perdita di contributi europei per mancata loro utilizzazione nei termini previsti (in sette anni l’Italia ha gettato alle ortiche 180 milioni di contributi), alle leggi sulla casa che per 20 anni hanno bloccato contratti e canoni inducendo non pochi spaventati proprietari di immobili a tenerli vuoti con incremento della crisi abitativa.

Mi riferisco in particolare all’inerzia dei partiti al governo che rimandano costantemente l’approvazione di leggi necessarie limitandosi a prometterle (si pensi a quelle elettorali che dovrebbero cancellare la schifezza antidemocratica con la quale sono state eliminate le preferenze nelle elezioni politiche ed a quelle che dovrebbero dimezzare il numero dei parlamentari e quanto meno ridurre i consigli amministrativi delle regioni e delle province), ed alla incapacità dei partiti di opposizione a proporre interventi alternativi con elaborazione sempre e solo della stessa unica istanza: “Il governo deve dimettersi”.

Anche qui si ha l’impressione di aver a che fare con idioti: il governo che ha la maggioranza e la forza per varare leggi utili e necessarie al Paese, si perde dietro provvedimenti che sono oppure danno l’impressione di essere “ad personam”, e l’opposizione che potrebbe approfittare di tale inerzia ed incapacità del governo ad operare utilmente, non sa far altro che ripetere ossessivamente e senza la minima speranza di venir esaudita, che la maggioranza che ha vinto le elezioni nel 2008 deve dimettersi.

Pazzesco,ma tragicamente vero!


I sindacati

Dopo decenni durante i quali hanno spadroneggiato ottenendo accanto a leggi e provvedimenti giusti, altri che hanno fatto perdere - con i derivati aumenti dei costi - competitività alle industrie italiane, con conseguente crisi che si è ripercossa sui lavoratori, i sindacati italiani - piazzati molti dei loro principali rappresentanti nei ben retribuiti seggi del Parlamento - continuano in parte ad avanzare istanze che possono ostacolare una auspicata ripresa.

I furbetti

Troppi Italiani si comportano in modo nocivo per una ripresa della nostra economia, dai negozianti che incassano senza emettere scontrini, a quanti senza averne diritto percepiscono sussidi e pensioni di invalidità, da coloro che assumono e fanno lavorare in nero senza pagare contributi, a coloro (e sono più di quanto si è portati a ritenere) vivono alla giornata con furti, borseggi, truffe e via dicendo.

Non minore condanna meritano certamente gli evasori fiscali ad una buona percentuale dei quali bisogna però onestamente dar atto che la pressione fiscale (aumentata anche per compensare sperperi e cattiva pubblica gestione) è tale che il pagamento onesto delle imposte porterebbe inevitabilmente alla chiusura di talune attività che già hanno l’acqua alla gola.

E allora?

Nella situazione di caos e babele in cui versa attualmente l’Italia (anche se è onesto dare atto che la crisi iniziata negli Stati Uniti d’America - colpevoli di non aver saputo controllare e bloccare lo spaccio di titoli spazzatura da parte di loro disinvolti finanzieri - si è poi estesa a gran parte del mondo) elezioni anticipate rispetto alla normale scadenza del 2013 del Parlamento, porterebbero sicuramente anziché utilità, solo alla presa del potere da parte della sinistra, che ha già dimostrato in un recente passato di non essere in grado di far meglio dell’attuale governo.

Allora non ci rimane che sperare in un diverso comportamento da parte dell’attuale governo ed in particolare dell’On. Silvio Berlusconi che, pur rimanendo Presidente del Consiglio, è assolutamente indispensabile che capisca che molti suoi atteggiamenti e comportamenti, con il relativo discredito che ne deriva, non danneggiano solo la sua figura, bensì il Partito al quale gli Italiani diedero la maggioranza relativa in Parlamento, Partito che, conseguentemente, non è un suo bene personale, ma è di proprietà di quanto lo hanno votato.

L’On. Berlusconi si è alienato la simpatia di molti che lo avevano scelto in contrapposizione a quella sinistra che ha sempre sostenuto di voler combattere ma che oggi, proprio lui, sta inconsapevolmente ma colpevolmente riportando al potere.

Le elezioni del 2013 si stanno avvicinando, se l’On. Berlusconi non cambierà, verrà ricordato non già come quel buon Presidente del Consiglio che personalmente si incensa di essere, bensì come una meteora che dopo aver illuminato il cielo d’Italia è sprofondata e sparita in una mefitica palude.

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