L’ANTIFASCISMO CRITICO

autore: 
Mario Bozzi Sentieri
editrice: 
Edizioni Pantheon – Roma.

La storia, alla quale si deve rispetto, non deve mai essere usata politicamente, come invece è avvenuto in campo democratico e in quello comunista, sia per necessità propagandistiche, sia per fini etico-politici.
Mario Bozzi Sentieri, nel suo saggio “L’antifascismo critico” (editoriale Pantheon), sottolinea come nel dopoguerra vi siano state, appunto, delle interpretazioni così strettamente politiche da condizionare la libera interpretazione storica su fascismo regime e fascismo movimento.
Nell’elaborato non potevano mancare anche considerazioni sulla “Resistenza”, nella quale l’antifascismo raggiunge il suo culmine e che la Democrazia Cristiana oltraggia liquidandone “le conquiste essenziali”, divenendo essa stessa il nuovo fascismo.
Nell’ampia carrellata di personaggi politici che hanno interpretato le vicende nazionali secondo l’ottica di una costituzione antifascista, nata dalla Resistenza, vi è Giorgio Amendola, mentre lo storico De Felice evidenzia l’inconsistenza dell’antifascismo e della classe dirigente emersa dopo l’aprile 1945.
Se nella prima parte del libro si è parlato di antifascismo partitocratico, l’autore conclude la sua brillante analisi con l’antifascismo storico che non si piega agli interessi di parte e che coniuga l’idea di Patria a quella di pacificazione nazionale, ricordando come gli storici Operti e Silvestri denunciarono “l’inutilità del clima di odio che percorse l’Italia, tra la fine di aprile e i primi giorni del giugno 1945”.
Ma perchè fascismo e antifascismo possano essere visti nella loro realtà storica e nelle cause che li hanno determinati, è necessario che vengano posti ed analizzati all’interno delle vicende nazionali dove solo la storia può stabilire la verità senza pregiudizi di sorta.
Ce lo auguriamo vivamente perchè le incertezze alimentano sempre sfiducia e malcontento.

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