Il re Mohamed VI del Marocco contro il fanatismo jihadista

Data: 
20 agosto 2016
In occasione del 63° anniversario della Rivoluzione del re e del popolo, quando i marocchini insorsero contro l'esilio di re Mohammed V e della sua famiglia reale deciso il 20 agosto 1953 dalla Francia, il sovrano Mohamed VI  del Marocco si è rivolto ai sudditi, in particolare ai concittadini (circa 5 milioni) che risiedono all’estero.
 
63 anni fa tutto il popolo marocchino si sollevò contro questo complotto francese. La parola d’ordine era: il ritorno immediato del Re legittimo e della Sua Famiglia dall’Esilio e la proclamazione dell’indipendenza.
 
Re Mohammed VI ha chiesto a gran voce un fronte comune per contrastare il fanatismo dei terroristi. Nel suo discorso il capo di Stato ha detto: "Di fronte alla proliferazione di oscurantismi diffusi in nome della fede, ma del tutto lontani da essa, i credenti devono seguire i valori delle loro religioni e delle loro tradizioni secolari".
 
Mohammed VI ha chiesto ai concittadini di essere pazienti, di sostenere la pace e di vivere in armonia con gli altri abitanti. Il Sovrano ha inoltre chiesto di "mantenere l’impegno sui valori della loro religione così come le loro antiche tradizioni: è questa la migliore risposta al fenomeno jihadista estraneo a loro".  
 
Il re Mohammed VI ha condannato l'attacco terroristico in Normandia e gli attacchi nel resto d'Europa. “Coloro che incitano all’omicidio e all’aggressione servendosi del Corano, non sono musulmani !" ha detto Mohammed. "I terroristi che agiscono in nome dell’Islam sono individui smarriti, condannati all’inferno per sempre”.
 
Un riferimento esplicito all'assassino di padre Hamel, dello scorso 26 luglio, a Rouen, in Francia: “Uccidere un sacerdote è contro la nostra religione. Un prete ucciso nella sua chiesa è un atto folle e imperdonabile. Coloro che si dedicano al terrorismo in nome dell'Islam, non sono musulmani ".
 
Il re ha infine osservato che “il jihadismo sfrutta alcuni giovani musulmani, in particolare in Europa, approfittando della loro ignoranza della lingua araba e del vero Islam, per trasmettere loro messaggi e promesse false e sbagliate”. 
 
Insomma il re chiama i marocchini all'estero di stare insieme con gli altri credenti contro l'odio e la violenza, e diventare "paladini dell'Islam, della tolleranza e della pace"